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Richiesta parere avvocato, deve deliberarlo l'assemblea di condominio?

Se per un condominio è necessario avere il parere di un avvocato, la scelta di rivolgersi ad un legale la può prendere l'amministratore senza autorizzazione dell'assemblea? Come si ripartiscono i costi tra i condòmini?
Avv. Alessandro Gallucci 

Prendere determinate decisioni, per un singolo o per un gruppo, può voler dire assumere delle responsabilità: alle volte ciò fa ritenere opportuno rivolgersi ad un avvocato per avere un parere su una determinata situazione.

Accade che il parere di un avvocato possa essere utile per decidere se iniziare una causa, se resistere alle richieste avverse, ecc.

La richiesta di un parere legale fatta dal un singolo è scelta sua personale: egli valuterà a quale avvocato sia più opportuno rivolgersi.

Se un gruppo di persone ritiene di avere necessità di un parere legale, allora saranno esse gruppo a rivolgersi all'avvocato.

Se la richiesta di un parere riguarda un condominio, di chi è la competenza a decidere?

Può l'amministratore chiedere parere di sua iniziativa in nome e per conto del condominio?

La richiesta di parere all'avvocato deve essere decisa dall'assemblea di condominio?

Se spetta all'assemblea assumere questa decisione, quali sono i quorum deliberativi che devono essere rispettati.

Richiesta parere avvocato, all'amministratore nessun potere, salvo ratifica

L'amministratore di condominio ha tra le sue principali e più generiche attribuzioni, quelle di eseguire le deliberazioni dell'assemblea, disciplinare l'uso delle cose comuni, riscuotere i contributi ed erogare le spese occorrenti per la manutenzione ordinaria delle cose comuni.

Tra quelle specifiche nessun riferimento alla facoltà di richiedere ad un avvocato un parere legale in relazione a specifiche problematiche d'interesse comune. Ergo, almeno ad avviso dello scrivente, l'amministratore non può, di propria iniziativa, cioè senza essere stato preventivamente autorizzato dall'assemblea, rivolgersi ad un avvocato nella sua veste di legale rappresentante del condominio, così impegnando la compagine a sostenere il costo della consulenza.

Proprio in relazione ad un caso molto simile a quello della richiesta di un parere, cioè quello inerente alla consulenza per la redazione di un contratto di appalto, la Cassazione ha avuto modo di affermare che «l'iniziativa contrattuale dell'amministratore che, senza previa approvazione o successiva ratifica dell'assemblea, conferisca ad un professionista legale l'incarico di assistenza per la redazione del relativo contratto di appalto, non determina l'insorgenza di alcun obbligo di contribuzione dei condomini al riguardo» (Cass. 17 agosto 2017 n.20136).

Come dire: niente autorizzazione? La spesa resta in carico all'amministratore. Rimane, comunque, la possibilità per l'assemblea condominiale di ratificare la spesa.

In materia di ratifica, infatti, è consolidato quel principio secondo il quale l'assemblea «può ratificare le spese straordinarie erogate dall'amministratore senza preventiva autorizzazione, anche se prive dei connotati di indifferibilità ed urgenza, e, di conseguenza, approvarle, surrogando in tal modo la mancanza di una preventiva di delibera di esecuzione (Cass. Sez. 2, Sentenza n. 18192 del 10/08/2009; Cass. Sez. 2, Sentenza n. 2864 del 07/02/2008)» (Cass. 21 febbraio 2017 n.4430).

Richiesta parere avvocato, sceglie l'assemblea a maggioranza semplice?

Assodata la competenza dell'assemblea di condominio, in via preventiva ovvero di ratifica, rispetto alla scelta di richiesta di parere ad un avvocato, è necessario comprendere quali siano le maggioranze necessarie per deliberare.

In assenza di specifiche indicazioni normative, bisogna domandarsi come vada qualificata la spesa in esame. Spesa per un'attività ordinaria, ovvero costo assimilabile a quello inerente interventi straordinari?

Difficile a dirsi in via generale. Di certo, il fatto che il parere inerisca ad un intervento straordinario (es. manutenzione edificio), non comporta l'automatica assimilazione del parere al suo oggetto.

Ciò che conta, secondo chi scrive, è il costo della consulenza in relazione alla compagine. Un parere che cosa € 500,00 è certamente meno impegnativo in un condominio di dieci persone rispetto ad uno di tre. Ecco allora che la natura ordinaria o straordinaria va valutata in relazione all'impegno di spesa.

Ove considerata spesa ordinaria, la richiesta di parere all'avvocato necessita dei seguenti quorum deliberativi;

a) in prima convocazione, un numero di voti che rappresenti la maggioranza degli intervenuti e almeno la metà del valore dell'edificio;

b) in seconda convocazione, un numero di voti che rappresenti la maggioranza degli intervenuti e almeno un terzo del valore dell'edificio.

Ove considerata spesa straordinaria, la richiesta di parere all'avvocato necessita sempre (cioè tanto in prima, quanto in seconda convocazione) del voto favorevole della maggioranza degli intervenuti e di almeno la metà del valore dell'edificio.

Richiesta parere avvocato, il costo si divide tra i condòmini secondo millesimi di proprietà

Appurate le maggioranze necessarie alla deliberazione della richiesta di un parere ad un avvocato, ossia quali sono i quorum al ricorrere dei quali la delibera possa considerarsi validamente assunta, è utile comprendere sulla base di quali criteri il costo in esame debba essere suddiviso tra i condòmini.

Come per l'individuazione dei quorum, le norme di legge non ci soccorrono: nessuna specifica indicazione.

Ed allora? Allora, secondo chi scrive, in assenza di uno specifico accordo tra tutti i condòmini (la diversa convenzione citata nell'inciso finale del primo comma dell'art. 1123 c.c.), il costo per il parere reso dall'avvocato deve essere suddiviso tra tutti i condòmini sulla base dei millesimi di proprietà, dovendosi considerare tale attività alla stregua di un servizio reso nell'interesse comune (la prestazione dei servizi nell'interesse comune è citata nel primo comma dell'art. 1123 c.c. che fa riferimento ai millesimi di proprietà quale criterio di riparto delle spese condominiali).

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