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Il danneggiamento delle parti comuni

Qual è la differenza tra danneggiamento e deturpamento dei beni condominiali? Chi ha diritto di denunciare il reato?
Avv. Mariano Acquaviva 

Il condominio risponde dei danni derivanti dalla cattiva manutenzione delle parti comuni. Se ad esempio una tegola del tetto si stacca e, precipitando, danneggia un'autovettura parcheggiata, l'intera compagine dovrà pagare il risarcimento; lo stesso se qualcuno rovina a terra a causa di un gradino malfermo o di una sconnessione del pavimento non segnalata. Fin qui tutto normale. Cosa succede, però, nel caso di volontario danneggiamento delle parti comuni?

In questa ipotesi siamo nell'ambito della responsabilità penale oppure l'autore del danno risponderà solamente in sede civile, limitandosi a pagare il risarcimento al condominio? L'art. 635 del codice penale è stato infatti oggetto di radicale riscrittura con la legge di depenalizzazione del 2016, così che oggi tale condotta costituisce reato solamente al ricorrere di determinate circostanze.

Ma c'è di più. Secondo la Corte di Cassazione (sent. n. 11822 del 30 marzo 2022), chi sporca le pareti di un edificio rischia di commettere il reato di deturpamento o imbrattamento di cui all'art. 639 del codice penale. Tanto premesso, vediamo quali sono le conseguenze penali del danneggiamento delle parti comuni del condominio e quali sono le differenze tra i reati.

Il reato di danneggiamento

In linea di principio, l'art. 635 cod. pen. sanziona il danneggiamento di cose altrui solamente se si accompagna a una condotta minacciosa o violenta. È il caso di chi sfonda la porta d'ingresso con l'intenzione di picchiare chi si trova in casa, oppure di chi rompe il vetro di una finestra con un sasso indirizzato a chi vi stava affacciato.

Non è quindi reato limitarsi a rompere, seppur volontariamente, un bene altrui. Ad esempio, la moglie che, in preda a un attacco di gelosia, manda in frantumi il cellulare del marito, non commette alcun reato.

Secondo la legge, però, il danneggiamento è reato anche in assenza di violenza o di minaccia, se la condotta è diretta verso determinati beni meritevoli di tutela oppure se è compiuta in specifiche circostanze:

  • rientra nella prima categoria il danneggiamento di edifici pubblici, destinati a uso pubblico o all'esercizio di un culto (una chiesa, ad esempio), oppure il danneggiamento di opere destinate all'irrigazione, ovvero ancora di cose esposte alla pubblica fede, cioè raggiungibili da chiunque perché non custodite (tipo le auto e, come vedremo, le pareti esterne degli edifici);
  • rientra nella seconda categoria il danneggiamento di cose mobili o immobili altrui in occasione di manifestazioni che si svolgono in luogo pubblico o aperto al pubblico.

Danneggiamento delle parti condominiali: è reato?

Secondo la sentenza della Suprema Corte citata in apertura (sent. n. 11822 del 30 marzo 2022), il danneggiamento delle parti comuni del condominio è reato se esse, per le loro caratteristiche, sono raggiungibili da qualsiasi persona.

In tale evenienza, le parti comuni rientrerebbero in quelle "cose esposte alla pubblica fede" di cui parla la norma, per tali dovendosi intendere tutti i beni che si trovano in una situazione per cui un numero indeterminato di persone possono venirne in contatto.

Secondo la Cassazione, rientrano in tale nozione tutti i manufatti esistenti nel perimetro condominiale direttamente accessibili a chiunque, come portoni, cancelli, muri perimetrali, ecc.

Di conseguenza, il vandalo che danneggia le pareti esterne del condominio o che rompe il citofono commette il reato di danneggiamento, punito con la reclusione da sei mesi a tre anni.

Deturpamento delle parti condominiali: quando c'è reato?

Secondo la Cassazione, il vandalo che si limita a sporcare i muri in maniera piuttosto superficiale non commette il delitto di danneggiamento bensì quello meno grave di deturpamento o imbrattamento che, se commesso su immobili, è punito con la reclusione da uno a sei mesi (art. 639 cod. pen.).

Danneggiamento e deturpamento parti comuni: qual è la differenza?

Qual è la concreta differenza tra il danneggiamento e il deturpamento delle parti comuni? Il problema si pone per quelle condotte che non comportano un guasto in senso tecnico del bene, il quale continua a svolgere la sua funzione. Si pensi al teppista che sporca la facciata dell'edificio con una bomboletta spray.

Secondo la sentenza della Corte di Cassazione, la differenza tra danneggiamento e imbrattamento sta in ciò:

  • se le scritte sono indelebili e non vanno via se non con un intervento straordinario di ristrutturazione, allora si configura il più grave reato di danneggiamento;
  • se le scritte possono essere rimosse senza pregiudizio per il valore del bene, allora si integra il più lieve allora si integra il più lieve reato di deturpamento o imbrattamento.

Danneggiamento delle parti comuni: chi può sporgere denuncia?

Per i reati commessi contro il condominio l'amministratore può sporgere querela, ma solo se autorizzato da una previa delibera assembleare.

Per il delitto di danneggiamento, invece, il problema non sussiste: trattandosi di reato procedibile d'ufficio, chiunque potrà sporgere denuncia, anche il singolo condomino.

Lo stesso vale per il reato di deturpamento, se però la cosa danneggiata sia un bene immobile; è il caso della facciata o dei muri imbrattati con vernice spray.

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