Condominio Web: Il portale N.1 sul condominio
Iscriviti alla
Newsletter
chiudi
Inviaci un quesito

Uomo o donna. Il vantaggio competitivo nella professione di amministratore di condominio può essere una questione di sesso?

Amministratore di condominio uomo o donna? Analisi dei pregi e dei difetti.
Dott.ssa Daniela Zeba 

Spesso mi sono chiesta se, per il solo fatto di essere donna, abbia mai goduto di qualche vantaggio competitivo nella professione di amministratore di condominio, anche solo in termini di rispetto o di particolare riguardo.

Come molte mie colleghe ho sempre preferito definirmi amministratore e non amministratrice, perché credo che anche la scelta linguistica della parola, nella sola definizione del mestiere, possa essere eloquente sul nostro diritto ad essere trattate "alla pari".

Non me ne vogliano le femministe, ma ritengo che non esista di fatto una superiorità di sesso nel campo professionale, come in ogni altro ambito della nostra vita.

La differenza la fanno le persone, sempre: maschi o femmine, nere o bianche, religiose o atee che siano.

Non mi hanno mai entusiasmato le pretese alle "quote rosa", perché deve emergere chi merita per capacità e competenza; d'altra parte, in una società sicuramente maschilista in molti ambiti, viste certe miserie, c'é da chiedersi legittimamente come sarebbe il mondo se fosse più colorato di rosa ed allora sì, lo ammetto, la mia parte femminista tende a prevalere.

Ad ogni modo, tornando al quesito iniziale, direi che la risposta è: "nì".

Essere donna talvolta mi ha penalizzato, talvolta mi ha avvantaggiato.

Occorre fare delle distinzioni, perché come spesso accade, non esiste una risposta assoluta.

Molto dipende dal contesto e molto dipende dai nostri interlocutori.

Capita che, insieme a colleghi maschi, certi condòmini si rivolgano a loro come: "Dottore", mentre a me riservino un semplice: "Signora".

La cosa, lo ammetto mi ha sempre dato un certo fastidio, non perché ami sottolineare di essere laureata, ma perché gradirei paritetico trattamento. Una volta mi fu spiegato che "Signorina" o "Signora" sottintendeva un certo riguardo in più, ma la spiegazione non mi convinse per nulla.

Terminologia a parte, per la mia esperienza personale, posso dire che essere donna mi ha aiutato spesso a gestire situazioni difficili e delicate, dove occorreva una sensibilità particolare per comprendere situazioni, in cui più che l'evidenza dei fatti, era importante leggere fra le righe: i silenzi talvolta sono più eloquenti delle parole e l'intuito femminile può rivelarsi un'arma segreta infallibile.

Il mio intuito, unito ad una certa dose di empatia, ad esempio, mi hanno facilitato di fronte agli strascichi inaspettati di un divorzio, all'abbandono della casa da parte di una madre, alla gestione di una persona affetta da disturbi mentali.

In particolari frangenti, l'uomo, per sua natura meno "contorto" della donna, parte svantaggiato, dovendo affrontare un terreno a lui poco congeniale, mentre la donna, con una predisposizione ancestrale alla "complicazione patologica" ha gioco più facile, specie se in ballo ci sono i sentimenti.

Come donna mi sono invece trovata a disagio in una particolare assemblea in cui la situazione è degenerata a seguito di un litigio furibondo tra condòmini, ed in cui il tentativo di porre fine a quell'indecenza mi ha visto battere i pugni sul tavolo ed urlare, ma il risultato vocale stile "gallina starnazzante" non ha trasmesso quell'autorevolezza che invece avrebbe avuto una profonda voce maschile.

Non tutto il male è venuto per nuocere, perché a seguito di quell'episodio mi sono dotata, a seconda dei contesti, di un campanello o di un martelletto stile tribunale, in cui ho stroncato sul nascere ogni degenerazione verbale; mi hanno aiutato successivamente anche corsi di public speaking e uso della voce, specie in assemblee particolarmente affollate.

In genere poi se si ha a che fare con persone educate, essere donna ti rende oggetto di premure particolari da parte soprattutto di gentlemen attempati (i giovani dimostrano meno sensibilità al riguardo): aiutano a sistemare le sedie pre e post assemblea ad esempio, oppure ti regalano la prima mimosa colta nel loro giardino, oppure svolgono per te, in sede di sopralluoghi, le mansioni più pesanti, tipo aprire le botole dei contatori, o ti danno la mano sulla passerella in visita ai cantieri.

Ma se le attenzioni che ci vengono riservate in quanto donne (e senza secondi fini) non possono che farci piacere, ciò che ci appaga di più è quando le differenze non vengono notate affatto, quando i complimenti ci vengono fatti per l'ineccepibile contabilità, la gestione delle parti comuni, la scelta dei fornitori e la qualità dei servizi erogati; quando i meriti te li sudi sul campo, in perfetta parità, che tu abbia il tacco 12 oppure le scarpe da ginnastica.

Ciò che ti fa male sono i commenti sessisti, le offese in perfetto stile trash proprio di chi non sa argomentare e allora capita che ti ritrovi sul muro di un condominio il tuo nome con accanto quello della famosa città del cavallo, di greca memoria, e allora pensi che se fossi stato un uomo, quei vigliacchi non avrebbero osato tanto.

Ma in assoluto, l'acerrimo nemico delle donne amministratore è un particolare tipo di donna, la più subdola in assoluto, quella in menopausa o giù di lì, preferibilmente zitella o divorziata, frustrata e invidiosa dei successi e dei meriti delle appartenenti al suo stesso sesso, perché rappresentano il suo totale fallimento.

Questo tipo di donna, alla pari delle Strega di Biancaneve, non perde occasione per sputare veleno e rappresenta una vera spina nel fianco, fino ad arrivare al vero e proprio stalking, attraverso il bombardamento di mail assurde per ogni insignificante pretesto.

Questo tipo di Strega invece adora il collega maschio, pendendo di regola dalle sue labbra, quasi stregata a sua volta, a meno che la sua acidità non l'abbia tramutata in una misantropa.

Vi sono poi soggetti a cui l'amministratore sta indigesto a prescindere dal sesso, perché per loro è ignorante ed incapace per definizione: questi soggetti sono in assoluto i più pericolosi da gestire, perché sanno radunare adepti e ottenere deleghe, in quanto solitamente hanno un titolo di studio (motivo per cui dovrebbero meritare considerazione) il quale però, di fatto, è inversamente proporzionale alla loro intelligenza.

Di solito questi soggetti cercano di sostituirsi all'amministratore in ogni decisione e lo ostacolano in ogni scelta, mai apportando un contributo realmente costruttivo, perché solo la critica risulta funzionale al pavoneggiamento del loro ego.

Difficili da gestire, ma non impossibili, al buon amministratore, maschio o femmina che sia, occorrerà un mix di strategia, a base di buon senso, assertività, perché no anche furbizia, ma soprattutto risultati, per cercare di domare questi subdoli nemici; sarà come andare controvento, ma neutralizzarli sarà una soddisfazione grandiosa, sia per l'amministratore, ma soprattutto per il condominio, perché per loro, comunque, prima o poi vi sarà la resa dei conti: se il titolo di studio si può sempre conseguire, l'intelligenza invece è un dono che non si può acquisire.

  1. in evidenza

Dello stesso argomento