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Amministratori di condominio alle pezze, colpiti e vessati dall'ultima Legge di Bilancio. Il settore ha bisogno di norme serie e garanzie certe

Il popolo degli amministratori di condominio è letteralmente bersagliato da onerosissime complicanze. Si pretende anche l'impossibile.
Avv. Michele Zuppardi - Foro di Taranto 

Ieri, quando ho finito di leggere sulle colonne di Condominioweb il chiaro ed esaustivo articolo del Collega Maurizio Tarantino riguardante il decreto fiscale collegato alla legge di bilancio 2020 (D.L. n. 124/2019), mi sono messo a scrivere immediatamente come un automa.

Una reazione a caldo, la mia, dovuta all'improvvisa, incontenibile ed esplosiva esigenza di dire qualcosa, di spendere una parola, di battere con forza il pugno sul tavolo in difesa degli amministratori di condominio.

=> Dal 1° gennaio 2020, il versamento delle ritenute fiscali dovrà essere effettuato dal committente

Vi prego di credermi. Non esagero nel dirvi che di fronte a certe norme aberranti mi passa pure la voglia di rendere sagace, colorita e intrigante la rubrica a mia firma sui vizi capitali dei professionisti del ramo, che pure ha un suo perché in quanto foriera di stimoli, discussioni e punti di vista, considerando le mille, reciproche accuse che l'utenza dei mandanti muove quotidianamente ai gestori della proprietà comune e viceversa.

Ma fin quando ragioniamo in termini di rapporto fra amministrati e amministratori è un conto. Fin quando approfondiamo le norme a tutela della proprietà ed i conseguenti orientamenti giurisprudenziali è un altro conto.

Qui, però, stiamo assistendo a veri e propri abusi, a vessazioni continue, alla fobia del momento, che vede il popolo degli amministratori letteralmente bersagliato da onerosissime complicanze giunte a chiedere, anzi a pretendere l'impossibile.

Qui siamo arrivati al punto che l'amministratore, oltre a dover diventare un tuttologo, non può più agire senza riflettere, ponderare, valutare bene come scansare le seccature e gli accidenti relativi a qualsiasi cosa inizi a fare appena si alza la mattina.

Altro che diligenza, prudente apprezzamento, contratto di mandato, poteri gestionali e menate varie. Ci sembra, invece, che si stia procedendo verso una sudditanza parastatale senza stipendio fisso, degna della logica qualunquista dello scaricabarile, che mal si concilia con le criticità di un mercato aspirante a migliorarsi solo a parole, senza poter contare su basi solide e vere a sostegno della propria prospettiva di crescita.

Che cosa si sono messi in testa? Ma davvero si pretende che gli amministratori di condominio debbano farsi carico di sempre nuove, complicate e faticose attività solo per schermare lo Stato e rendersi garanti di obblighi già esistenti, già posti in capo ad altri soggetti, e immotivatamente poi dirottati nell'alveo delle competenze dei professionisti "cenerentola" attraverso norme farraginose e improvvisate che di tanto in tanto spuntano a tradimento?

Ma davvero è pensabile che su questa categoria di operatori si debbano scaricare di continuo le incombenze più strampalate e pretestuose che possano esistere, usando gratis gli uffici degli amministratori come spie di monitoraggio degli elefantiaci apparati ministeriali?

E ancora, chi è quel qualcuno che ritiene possibile, utile e soprattutto umano il superlavoro che negli ultimi anni continua incessantemente ad abbattersi sul capo degli amministratori?
Parafulmini dell'economia, della garanzia, della sicurezza, dell'efficienza a tutto campo. Paladini della proprietà, dell'ordine, della prevenzione e dell'ecologia.

Guardiani delle regole, del buon gusto, delle mille sfaccettature che la vita quotidiana comporta.

Tutto questo sempre e comunque a prescindere dai costi, atteso che i compensi sono ridicoli perché dettati dalla logica del miglior offerente e dalla inevitabile necessità di sgomitare per entrare in un mercato ricco di palazzi ma povero, poverissimo di garanzie, prospettive e remunerazioni per gli amici amministratori, e soprattutto per coloro che sono più giovani.

Non voglio riprendere l'analisi della legge di bilancio, di cui tanto si sta già parlando in questi giorni. Desidero solo soffermarmi su piccoli, insignificanti dettagli che denotano la gravità inaudita di norme cieche, atte solo a sparare nel mucchio, a fare deplorevole baccano, ad assegnare competenze contorte da far eseguire bovinamente ai malcapitati di turno senza aver mai normato i mezzi necessari.

Volete l'esempio? L'obbligo posto in capo al condominio-committente di "inviare il modello F24 via pec entro cinque giorni".

Ma scusate, qualcuno ha mai introdotto la pec obbligatoria per esercitare l'attività di amministratore di condominio? Non ci risulta.

Ed ecco allora come, estrapolando dalla nuova norma la prescrizione di inoltrare il modello di pagamento attraverso posta certificata, fra qualche tempo sarà finalmente chiarito al mondo condominiale che gli amministratori devono giocoforza dotarsi di una pec.

Ciò, in ogni caso, accadrà solo per deduzione logica e magari anche per orientamento giurisprudenziale, ma non, o meglio non mai per espressa previsione di legge.

Le responsabilità fiscali dell'Amministratore di condominio

Eppure, si badi, chi scrive è il primo a ritenere che un buon amministratore, pur non essendo obbligato, deve intelligentemente dotarsi - di questi tempi - di una casella di posta elettronica certificata.

Ma da osservatore delle dinamiche di settore mi chiedo comunque perché, stante l'assenza di specifici obblighi, si imponga - di fatto - lo svolgimento di una attività in ordine alla quale la mancanza del tale o tal altro presupposto debba essere "per induzione" automaticamente normata sul campo di battaglia.

Disattenzioni? Forse. Menefreghismo? Sicuro.

La bicicletta su cui si muovono gli amministratori condominiali ha una camera d'aria piena zeppa di rappezzi, ed è per questo che nonostante i continui segnali di voglia di crescere, di essere all'altezza, di progredire professionalmente che pervengono dalla categoria, il buio totale mantenuto dal legislatore colpisce inesorabilmente, al contempo, la voglia di fare, la programmazione, la credibilità e lo sguardo di molti verso una migliore prospettiva.

Si può lavorare così? Non credo.

Puoi aderire al regime forfettario ma senza assumere collaboratori. Perciò lavori da solo e non riesci ad acquisire nuovi clienti. Il giro di affari è stagnante ed alimenti dunque il gioco al ribasso dei compensi. Che dire, il cane continua a mordersi la coda.

Certo, i migliori rimarranno, ma molti, soprattutto i più giovani, si perderanno per strada, o moriranno. Dunque una nuova oligarchia si avvicina, alla faccia di chi ci ha assicurato libera concorrenza e libero mercato.

Mi taccio, forse è meglio. Amici amministratori, quando vi sembrerò caustico e inopportuno, ricordatevi questo pezzo appassionato. È il momento di tenere duro, di replicare, ed anche di alzare la voce. Tenete a mente che sempre, e nonostante tutto, chi la dura la vince.

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