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Caldaia a condensazione e canna fumaria condominiale non adeguata

Deroga all'obbligo di avere uno scarico dei fumi sul tetto in caso di installazione o sostituzione della caldaia. Lo scarico a parete.
Avv. Mariano Acquaviva - Foro di Salerno 

La legge italiana impone l'installazione di un determinato tipo di caldaia nell'ipotesi in cui si debba sostituire la precedente perché troppo vecchia o malfunzionante. Il problema è che non sempre la canna fumaria condominiale è adeguata per favorire il convoglio degli scarichi.

In altre parole, può venirsi a creare la situazione per cui il singolo proprietario è costretto a installare una caldaia a condensazione e la canna fumaria condominiale non è adeguata. Come comportarsi in questi casi?

Sin da subito possiamo anticipare che la normativa in materia di scarico dei fumi per gli impianti di riscaldamento (art. 9 D.P.R. 412/1993 come modificato dal d. lgs. n. 102/2014) stabilisce dei casi in cui è possibile derogare all'obbligo di avere uno scarico sul tetto in caso di installazione o sostituzione della caldaia.

Una di queste deroghe riguarda proprio il caso in cui la canna fumaria condominiale non sia adeguata. Analizziamo più nel dettaglio questo tema.

Scarico dei fumi in condominio

Secondo la legge (art. 34, co. 53, d.l. n. 179/2012), gli impianti termici siti negli edifici costituiti da più unità immobiliari devono essere collegati ad appositi camini, canne fumarie o sistemi di evacuazione dei prodotti di combustione, con sbocco sopra il tetto dell'edificio alla quota prescritta dalla regolamentazione tecnica vigente (un metro sopra il colmo).

In pratica, lo scarico di tutti gli impianti termici deve andare a tetto tramite apposite canne fumarie, sia che si tratti di edifici mono che plurifamiliari.

Detto ancora in altre parole, la normativa stabilisce che lo scarico fumi, ovvero l'installazione della canna fumaria, non sia più a parete, prevedendo però (come vedremo) alcune eccezioni nei confronti dell'installazione di impianti di riscaldamento ad alta efficienza energetica, come la tipologia di caldaia a condensazione.

La caldaia a condensazione

La caldaia a condensazione è praticamente una scelta obbligata per chi deve sostituire la propria vecchia caldaia. Quali sono i vantaggi delle caldaie a condensazione rispetto a quelle tradizionali?

Innanzitutto, le caldaie a condensazione consumano meno, anche se ad alto rendimento. Il motivo principale risiede nel loro funzionamento e nella capacità di recuperare il calore dai fumi di combustione e dal vapore acqueo generato durante la combustione.

I moderni sistemi di riscaldamento a gas basati sulla tecnologia a condensazione ottimizzano l'uso dell'energia generata dalla combustione del gas. Ciò consente una riduzione dei costi fino al 30% rispetto alla vecchia tecnologia di una caldaia tradizionale.

Consentito lo scarico a parete di una caldaia a condensazione. Il Tar Lombardia detta le regole

Inoltre, il processo di funzionamento delle caldaie a condensazione, oltre a fornire un miglior rendimento, garantisce una migliore efficienza energetica con un impatto ecologico di gran lunga ridotto rispetto alle vecchie caldaie.

Caldaia a condensazione, canna fumaria condominiale inadeguata e scarico a parete

Chi oggi si trova a dover sostituire la propria vecchia caldaia (ad esempio, la caldaia stagna tradizionale) sa quindi che dovrà acquistare una caldaia a condensazione che garantisce una maggiore efficienza energetica.

La caldaia va convogliata nella canna fumaria condominiale che, però, potrebbe non essere adeguata. Ciò accade perché la maggioranza dei condomini dispongono di una canna fumaria centralizzata che permette, ad esempio, lo scarico fumi dei generatori di calore installati nelle singole unità immobiliari.

La normativa attualmente vigente, il d. lgs. n. 102/14, obbliga ad avere scarico dei fumi sul tetto in caso di installazione o sostituzione della caldaia. Esistono però tutta una serie di deroghe a questo obbligo, deroghe che consentono quindi di installare lo scarico della caldaia su una parete.

Tecnico della caldaia negligente. Scatta il reato di omicidio colposo.

Non è possibile scaricare sul tetto, ed è quindi possibile scaricare a parete, se:

  1. si sostituisce una caldaia che già scaricava a parete. In questo caso, il posizionamento del terminale deve effettuarsi secondo le norme UNI 7129;
  2. si sostituisce una caldaia a camera aperta che scaricava in canna fumaria collettiva ramificata.

    In questo caso l'installazione di caldaia a condensazione in condominio richiederebbe di agire sulle parti comuni, con modifiche agli impianti.

    Il legislatore ha pertanto escluso questa situazione dagli obblighi di efficientamento energetico;

  3. un tecnico abilitato valuta che, per motivi tecnici, non è possibile raggiungere il tetto;
  4. si installa una caldaia a condensazione in un condominio la cui canna fumaria comune non sia predisposta a questa tipologia di caldaia;
  5. In abitazioni dove lo scarico a tetto è incompatibile con le norme di tutela dell'edificio (ad esempio, nei centri storici);
  6. si installa un sistema ibrido composto da almeno una caldaia a condensazione a gas e da una pompa di calore con specifiche caratteristiche.

La deroga all'obbligo di avere uno scarico dei fumi sul tetto in caso di installazione o sostituzione della caldaia di cui al punto numero 4 è particolarmente rivelante dato che ormai, per legge, sono prodotte solo caldaie a condensazione e che è molto facile che la canna fumaria condominiale non sia costruita con materiali idonei al passaggio dei fumi di questo particolare tipo di caldaia.

In questi casi è possibile installare uno scarico a parete che rispetti però quanto prescritto dalla norma UNI 7129, che determina le distanze da mantenere nel posizionamento del terminale di scarico.

Lo scarico a parete o scarico in facciata è un sistema largamente adottato in Italia in quanto permette di evitare i costi, i permessi (e i litigi) tipici della posa delle canne fumarie collettive o dei condotti da fumo degli apparecchi.

Scarico a parete: le norme UNI 7129

A proposito della scarico a parete, le norme UNI 7129 stabiliscono per balconi e finestre le distanze minime da rispettare. Esse sono:

  • in quota A1, almeno 600 mm partendo dal limite inferiore della finestra;
  • in quota A2, almeno 400 mm considerando le adiacenze della finestra;
  • in quota D1, almeno 300 mm partendo dal limite inferiore del balcone;
  • in quota D2, almeno 1000 mm considerando le adiacenze laterali del balcone.

Vi è poi una specifica disposizione che stabilisce che se il balcone da catasto è considerato praticabile, i terminali dello scarico devono essere progettati in modo tale che dal punto di sbocco dei fumi a quello del perimetro esterno del balcone, prendendo in considerazione anche l'altezza di un eventuale sistema di protezione (il parapetto, ad esempio), non può esserci uno spazio inferiore ai 2.000 mm.

Occorre poi considerare che spesso lo scarico a parete crea comunque problemi con i vicini i quali possono invocare l'art. 844 c.c., norma in tema di immissioni intollerabili che, nel caso di specie, si traduce nell'intollerabilità di fumi ed esalazioni nocive sprigionate da uno scarico non situato sul tetto.

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