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Tecnologia 5G. La proliferazione di antenne ed il delicato ruolo degli amministratori di condominio

Dal “diritto di antenna” alla “proliferazione di antenne” il passo sarà breve. In arrivo il 6G
Avv. Michele Zuppardi - Foro di Taranto 

L'introduzione della tecnologia mobile di quinta generazione, meglio conosciuta come 5G, sostituisce le bande di frequenza oggi in uso alla telefonia cellulare e spiana la strada all'evoluzione del cosiddetto "internet delle cose".

L'obiettivo non è tanto quello di accrescere le potenzialità delle nostre chiacchierate sui telefonini, quanto soprattutto di avviare la nuova era degli strumenti "wireless ", consentendo un importante salto di qualità sulla comunicazione fra tali dispositivi attraverso l'utilizzo di onde elettromagnetiche "millimetriche " di alta frequenza.

Cosa significa? Dov'è il problema? Quali conseguenze subiremo? Se prima i ripetitori assicuravano la "tenuta" delle macrocelle anche per diversi chilometri, con il nuovo 5G dovranno utilizzarsi in sempre maggiore misura le cosiddette "small cells", aree molto meno estese che spaziano da una decina di metri in indoor a qualche centinaio di metri in outdoor.

Per comprendere meglio, basti pensare a come funziona il router che abbiamo in casa, attraverso il quale ogni zona viene compiutamente servita da internet, e alla differenza che esiste con i nostri dispositivi bluetooth, il cui utilizzo non può prescindere dalla necessità che essi si trovino molto vicini tra loro.

Questo perché il 5G utilizza onde elettromagnetiche di così elevata frequenza che durante la loro propagazione non possono penetrare i muri degli edifici e i numerosi ostacoli presenti nelle città, trovandosi addirittura ad essere assorbite dalla pioggia o dalle foglie e quindi incapaci di una "resa" utile al buon funzionamento del summenzionato "internet delle cose ".

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Dunque ci vorranno le antenne, e ce ne vorranno pure tante. Come per le imposizioni di legge su predisposizioni e apparecchi per la banda ultralarga, di cui già abbiamo scritto su Condominioweb lo scorso 8 gennaio, anche nelle immediate vicinanze dei nostri edifici, o magari proprio negli spazi comuni dei nostri condomini, ci vedremo presto costretti a sopportare la sostenuta proliferazione dei ripetitori.

E non si può escludere che alla società Open Fiber, costituita da Enel e Cassa Depositi e Prestiti per "garantire" obbligatoriamente a tutti la massima velocità di connessione attraverso una vera e propria legge denominata "decreto fibra ", potrebbe verosimilmente aggiungersi qualche altra azienda pronta a dispensare - con gratuita imposizione - il tanto vociferato 5G che stiamo per accogliere senza farci troppe domande.

Cosa potranno fare (o non fare) gli amministratori condominiali? Quali implicazioni si abbatteranno sulla salute dei condòmini? Quante possibilità saranno demandate alle assemblee sulla regolamentazione in proprio dell'"internet delle cose"?

Come già accade per Fiber to the home, anche la forte spinta tecnologica del 5G potrebbe lasciare spiazzati i gestori della cosa comune in ordine alle necessità di installazione delle antenne per "smart cells " che saranno caldeggiate dalla popolazione condominiale più "giovane" e alle legittime, contrapposte ritrosie di coloro che temono l'aumento dell'esposizione a radiazioni di qualsiasi tipo.

Va detto, a tal proposito, che gli unici effetti dei campi elettromagnetici a radiofrequenza sulla salute umana, scientificamente accertati, sono quelli a breve termine, di natura essenzialmente termica.

Ciò è riportato in uno studio scientifico a firma di Alessandro Polichetti, primo ricercatore del Centro Nazionale per la Protezione dalle Radiazioni e Fisica Computazionale dell'Istituto Superiore di Sanità di Roma, il quale sottolinea che "l'energia trasportata da un'onda elettromagnetica incidente sul corpo umano viene in parte riflessa, in parte assorbita ed in parte trasmessa dal corpo stesso", e conseguentemente "l'energia elettromagnetica assorbita dai tessuti del corpo umano viene convertita in calore provocando quindi un aumento della temperatura del corpo, generalizzato o localizzato a seconda delle modalità di esposizione". "L'entità di questo aumento di temperatura - scrive ancora Polichetti - dipende dai meccanismi di termoregolazione corporea quali l'aumento della circolazione sanguigna, la sudorazione o la respirazione accelerata, e "queste reazioni biologiche rallentano il processo di riscaldamento e limitano la temperatura a cui si stabilisce l'equilibrio termico". "L'organismo - conclude il Ricercatore - può tollerare aumenti di temperatura inferiori a 1°C, soglia al di sotto della quale non si verificano pertanto effetti di danno per la salute" e dunque l'introduzione del 5G, almeno per il momento, non può e non deve destare allarmismi di alcun genere.

La nuova tecnologia, insomma, "non richiede segnali elettromagnetici di intensità tale da indurre aumenti significativi della temperatura corporea dei soggetti esposti, per cui non è prevedibile alcun problema per quanto riguarda gli effetti noti dei campi elettromagnetici", e ciò "anche in considerazione sia della natura particolarmente restrittiva della normativa italiana, sia dei margini di cautela impliciti negli standard internazionali per la protezione dagli effetti termici nell'ipotesi che il quadro normativo italiano venga allineato ad essi per evitare che già esistenti problemi di installazione degli impianti di telecomunicazione mobile possano essere accentuati con l'avvento del 5G".

Per adesso, dunque, sembrerebbe tutto sotto controllo e i nostri amici amministratori, anche in questa materia, dovranno solo essere preparati per rispondere alla mole di domande che certamente, con lo spuntare di antenne sempre nuove - richieste o imposte dai potenziali fruitori dell'" internet delle cose" - verranno loro incessantemente rivolte.

E come se non bastasse, l'azienda telefonica cinese Huawei, secondo alcune recenti rivelazioni, sta già lavorando al progetto dell'ancora più innovativa connessione6G, puntando a svilupparla nel minor tempo possibile con il "modesto" stanziamento di ben due miliardi di dollari per le applicazioni di robotica e di intelligenza artificiale.

L'aggiornamento tecnologico, insomma, è praticamente obbligatorio, e le competenze multidisciplinari richieste ai professionisti del ramo passano inesorabilmente anche dall'ingegneria e dall'informatica. Il futuro è oggi, e i condòmini non possono attendere.

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