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L'ordine del Sindaco di allontanare gli animali domestici da un appartamento non può essere ingiusto

Una recente sentenza del Tar affronta il caso di una condomina privata ingiustamente di prendersi cura di animali domestici.
Giuseppe Bordolli - Responsabile scientifico Condominioweb 

Il proprietario di un appartamento in condominio che tiene cani o gatti nell'abitazione ha obblighi amministrativi, civili e penali in relazione agli animali che possiede. Deve denunciare l'animale all'anagrafe canina, deve rispettare le regole di igiene e deve ridurre al minimo i rumori prodotti al fine di non arrecare disturbo ai vicini.

Le esigenze degli altri condomini ed il rispetto degli animali domestici

Naturalmente chi tiene nel proprio giardino un animale domestico, lasciando loro gli avanzi di cibo e i piattini di plastica ricolmi di latte, deve però accollarsi l'obbligo di tenere pulita l'area, evitando il rischio di cattivi odori, sporcizia e l'arrivo di altri animali.

Così i giudici ammnistrativi hanno confermato la legittimità dell'ordinanza del Sindaco che impegnava il proprietario di un terrazzo dove si raccoglieva una nutrita colonia felina, ad adottare le necessarie misure per la salvaguardia della salute pubblica e degli animali (Tar Sicilia 12 gennaio 2016, n. 3).

Certo se a seguito dell'esposto di una collettività condominiale e del conseguente sopralluogo si scopre la presenza di gatti denutriti, l'abbondante presenza di deiezioni, fonti di problemi igienico-sanitari, la mancanza di un'adeguata assistenza veterinaria per gli animali, il Sindaco può imporre a chi accudisce cani e gatti l'adozione di misure idonee a risolvere le eventuali criticità fonte di pericolo per l'igiene o per l'incolumità pubblica (Tar Sicilia 15 aprile 2021).

Chi decide di accudire degli animali randagi in modo non occasionale, potrebbe poi essere costretto da normative locali ad assumere la custodia, e quindi essere considerato responsabile della loro salute (provvedendo anche alle vaccinazioni obbligatorie per legge).

L'allontanamento dall'appartamento degli animali domestici

Non si può escludere la legittimità anche di un'ordinanza contingibile e urgente adottata per ragioni igienico-sanitarie che invece di richiedere al condomino misure volte a contenere gli inconvenienti igienico sanitari arrivi a disporre lo spostamento degli animali domestici tenuti presso la residenza del proprietario in altro luogo idoneo. L'allontanamento potrebbe anche essere causato da immissioni intollerabili dell'animale.

In casi come questo, i vicini potranno ricorrere all'intervento di un giudice e richiedere l'allontanamento del cane, ma solo se la situazione è insostenibile e si ripete nel tempo.

In altre parole per un concreto allontanamento degli animali non basta, quindi, che il reclamo sia fatto da un vicino poco tollerante, ma è necessario che ci sia una pluralità di persone che si lamentano e denunciano il fatto.

Se il cane abbaia e arreca disturbo a tante persone negli orari destinati al riposo, il proprietario può essere condannato al reato di disturbo della quiete pubblica.

Quanti animali è possibile tenere in un appartamento condominiale?

L'allontanamento ingiusto degli animali domestici

Recentemente i giudici amministrativi si sono occupati di una vicenda in cui la protagonista è stata ingiustamente privata del diritto a riportare nell'appartamento animali domestici.

La vicenda prendeva l'avvio quando funzionari dell'Asl entravano presso un'abitazione in condominio (senza preventivo avviso e senza alcuna autorizzazione) per verificarne le condizioni igienico sanitarie (probabilmente su segnalazione di qualche altro condomino).

Secondo i funzionari l'appartamento non presentava i requisiti igienico - sanitari necessari e idonei alla permanenza della proprietaria; tale considerazione era dovuta alla presenza di degrado e sporcizia; animali domestici in pessime condizioni per violazioni dei "parametri di benessere"; presenza in parte dell'appartamento (tutto ad eccezione di una camera di letto) di scatole di cartone, pacchi e mobili, con utensili ammucchiati.

Alla luce di quanto sopra, con ordinanza urgente del Sindaco veniva disposto l'allontanamento degli animali domestici con divieto assoluto di reintroduzione, nonché l'obbligo di bonificare l'appartamento.

La proprietaria - che si rivolgeva al Tar - negava l'esistenza di situazioni di pericolo sia per l'ambiente, sia per le persone, sia per gli stessi animali domestici (l'attestazione rilasciata da un veterinario sosteneva che fossero in buone condizioni); in ogni caso la ricorrente negava che il Sindaco, quale autorità sanitaria, avesse competenze per valutare comportamenti umani e stato di salute di persone o animali.

La decisione del TAR: il divieto illecito di reintroduzione degli animali domestici

Il Tar accoglie parzialmente le ragioni della proprietaria.

Secondo i giudici amministrativi l'uso della proprietà privata da parte del titolare non può essere messo in discussione, a condizione che la "salubrità ambientale circostante" non sia compromessa dall'esalazione di cattivi odori che derivano dalle condizioni di detenzione degli animali domestici nell'appartamento.

Secondo i giudici amministrativi, però, è illegittimo il divieto di reintrodurre animali nell'appartamento in termini assoluti, senza indicazione di un termine o condizioni; tale divieto infatti è da considerare una limitazione radicale ed ingiustificata della libertà individuale della condomina priva di giustificazione.

In altre parole l'ordinanza del Sindaco avrebbe dovuto prevedere, previa verifica, la possibilità di riportare gli animali nell'abitazione dopo il ripristino delle condizioni di salubrità per la salute umana e del benessere degli animali domestici.

Inevitabile quindi per il Tar annullare l'ordinanza del Sindaco nella parte in cui sancisce il divieto di reintroduzione di animali domestici nell'appartamento senza adeguate prescrizioni, termini, condizioni o modalità di verifica dell'avvenuta bonifica dell'abitazione (Tar Lazio 20 dicembre 2021 n. 13172).

Animali selvatici in condominio tra responsabilità e sanzioni

Sentenza
Scarica Tar Lazio 20 dicembre 2021 n. 13172
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