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Arsenico nell'acqua: quando scatta il risarcimento?

Il Tribunale di Roma affronta la questione della presenza accertata di arsenico nell'acqua.
Avv. Fabrizio Plagenza - Foro di Roma 

Acqua. Nell'immaginario sgorga dalla fonte o zampilla dal suolo o, ancora, casca con forza da una cascata. Limpida, brillante ed accecante. Chiaro esempio di natura pura. Non occorrerà dilungarsi con la fantasia perché la cronaca ci spinge immediatamente a fare i conti con tutt'altra realtà.

Che cos'è l'arsenico e quando è tossico per l'uomo? L'arsenico è un metalloide presente nell'ambiente in forma organica e inorganica. Gli esseri umani sono esposti all'arsenico inorganico, la forma tossica, principalmente attraverso l'assunzione di alimenti.

Quando l'acqua potabile, proveniente da zone di origine vulcanica, è ricca in arsenico, anch'essa contribuisce all'esposizione all'arsenico (fonte: Ordine dei Medici di Latina).

Che l'arsenico bene non faccia è cosa nota. Nella Capitale, ad esempio, non molto tempo addietro, ad inizio 2019, la Sindaca Virginia Raggi ha firmato un'ordinanza con cui venivano prorogati i divieti di consumo ad uso umano degli acquedotti ARSIAL (Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l'Innovazione dell'Agricoltura del Lazio) nella zona di Roma Nord.

Anni addietro la questione dell'arsenico nell'acqua divenne il cavallo di battaglia di diverse Associazioni di Consumatori che cavalcarono la sentenza del TAR del Lazio, numero 664 del 2012, che aveva condannato i Ministeri della Salute e dell'Ambiente a risarcire gli utenti dell'acqua di varie regioni (Lazio, Toscana, Trentino Alto Adige, Lombardia, Umbria) sulla considerazione che l'acqua fornita ai cittadini deve essere salubre e la tariffa legata proprio alla qualità di essa, da cui l'indicazione di agire contro le ATO che non potevano non tenere conto di questo dato nel determinare la tariffa.

Si legge nella sentenza richiamata che il "fatto illecito costituito dall'esposizione degli utenti del servizio idrico ad un fattore di rischio (l'arsenico disciolto in acqua oltre i limiti consentiti in deroga dall'Unione Europea), almeno in parte riconducibile, per entità e tempi di esposizione, alla violazione delle regole di buona amministrazione, determina un danno non patrimoniale complessivamente risarcibile, a titolo di danno biologico, morale ed esistenziale, per l'aumento di probabilità di contrarre gravi infermità in futuro e per lo stress psico-fisico e l'alterazione delle abitudini di vita personali e familiari conseguenti alla ritardata ed incompleta informazione del rischio sanitario'.

Il TAR LAZIO, infatti, aveva definito come certa la "pericolosità per la salute umana derivante da un'esposizione prolungata all'arsenico presente nell'acqua potabile, anche in quantità piccolissime".

 Continua [...]

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Sentenza inedita
Scarica Tribunale di Roma, n. 14780 del 12/07/2019
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