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Prescrizione dei tributi locali. La tassa rifiuti è soggetto al termine di prescrizione quinquennale.

I crediti relativi ai tributi locali si prescrivono in 5 anni e non 10.
Avv.to Maurizio Tarantino - Foro di Bari 

TARI. La tassa sui rifiuti il cui acronimo è TARI, è stata istituita con la legge di stabilità per l'anno 2014 (legge n.147 del 27 dicembre 2013) ed è destinata a finanziare i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti e dev'essere corrisposta da chi lo utilizza.

Presupposto dell'imposta è la detenzione a qualunque titolo di un bene immobile che sia soggetto a tassazione.

La TARI, come tutti i tributi, dev'essere pagata dai contribuenti nei termini stabiliti altrimenti l'ente impositore può agire per la riscossione forzosa del dovuto.

L'azione di riscossione, tuttavia, non può essere iniziata trascorso un determinato periodo di tempo dal momento in cui la tassa doveva essere spontaneamente pagata.

Il ragionamento della CTR MILANO. Gli importi dovuti per i tributi locali riguardino prestazioni periodiche e pertanto devono rientrare nell'applicazione della norma civilistica che prevede una prescrizione quinquennale tenendo conto della notifica della cartella di pagamento, o della stessa ingiunzione.

Invero, il principio preso come riferimento è l'articolo 2948 del Codice Civile, secondo cui il termine per recuperare il credito è limitato a 5 anni per i pagamenti versati annualmente o a cadenza più breve, quindi rientrano in questa normativa tutte le entrate locali versate periodicamente.

In precedenza la commissione tributaria regionale di Roma (sentenza 47/2017) ha precisato che il recupero forzoso del credito riguardante la tassa rifiuti è soggetto al termine di prescrizione quinquennale, poiché si tratta di una prestazione periodica a carico del contribuente.

Di conseguenza, le azioni esecutive esperite da Equitalia, o da altri soggetti incaricati dalle amministrazioni comunali che riscuotono a mezzo ingiunzione, non possono essere adottate oltre il termine di 5 anni, a meno che non sia stato notificato un atto interruttivo della prescrizione.

Per il giudice d'appello, questo breve termine prescrizionale si applica a tutti i tributi e entrate locali che si pagano ad anno o frazione di anno.

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Per tali motivi "mentre i crediti relativi ai tributi erariali si prescrivono in 10 anni, quelli riguardanti le entrate locali si prescrivono in 5 anni. A differenza dei crediti erariali, le somme dovute per tributi, contributi e canoni locali sono collegate a prestazioni periodiche e, come tali, rientrano nell'ambito di applicazione della norma civilistica che prevede la prescrizione quinquennale. Questo è quanto disposto dalla Commissione Tributaria Regionale Milano, sez. XII, sentenza 2479 del 29 maggio 2018).

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Il precedente della Cassazione (sentenza 28576/2017). In punto di diritto alla riscossione delle sanzioni amministrative pecuniarie previste per la violazione di norme tributarie non derivanti da un provvedimento giurisdizionale irrevocabile, la Cassazione ha precisato che si applica il termine di prescrizione di cinque anni.

Quando, invece, il diritto alla riscossione deriva da sentenza passata in giudicato esso si prescrive entro il termine di dieci anni, per diretta applicazione dell'art. 2953 c.c.

Per meglio dire, la corte di legittimità ha chiarito che la prescrizione ordinaria decennale scatta solo nei casi in cui il credito vantato dall'amministrazione comunale sia stato riconosciuto da una sentenza passata in giudicato e non già quando risulti dovuto in seguito a un accertamento divenuto definitivo per omessa impugnazione.

In conclusione, per stoppare il termine quinquennale è necessario notificare al debitore un atto interruttivo della prescrizione, che blocchi il suo decorso e lo faccia ripartire da zero.

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