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Professione amministratore di condominio. Quali risvolti?

Amministratore di condominio: il futuro della professione.
Redazione Condominioweb 
Le associazioni di categoria si interrogano sul futuro delle loro professione. ALAC Bari diffonde una nota per attirare l'attenzione sulle prerogative di una attività sempre più complessa e delicata.

Una vera e propria professione. L'amministratore di condominio deve essere dotato di numerose competenze, che deve, peraltro, sottoporre a continuo aggiornamento.

Ha, inoltre, una grande responsabilità in quanto la gestione del patrimonio edilizio immobiliare influisce sulla qualità della vita della comunità.

La "scienza dell'amministrazione di beni privati" richiede una grande esperienza in materie multidisciplinari: dal diritto alla contabilità, dal fisco alla sicurezza, dalla responsabilità civile alla manutenzione ordinaria e straordinaria, per le ristrutturazioni, per la certificazione energetica, per il risparmio energetico.

La professione dell'amministratore, insomma, non può essere improvvisata come un'arte fai-da-te e deve mirare all'interesse della collettività.

In attesa di ulteriori modifiche alla disciplina. È aperto un dibattito che propone di apportare delle modifiche alla disciplina del condominio, come modificata dalla legge 220 del 2012.

Non c'è dubbio che la novella entrata in vigore il 18 giugno 2013 presenta delle criticità, ma una priorità deve essere riconosciuta a due problemi in particolare: l'accertamento della frequenza di un corso di aggiornamento periodico da parte di chiunque svolga la professione di amministratore e l'entità dell'emolumento riconosciuto dagli amministrati all'amministratore.

A tal riguardo, la legge 220/2012 e il regolamento 140/2014 del Ministero di Giustizia hanno stabilito delle regole ben precise per chi svolge questa attività, che è stata consacrata a tutti gli effetti una professione dalla legge n°4/2013.

Perché aggiornarsi? Innanzitutto, chiunque amministri un condominio o un supercondominio, un condominio orizzontale, una multiproprietà o un consorzio immobiliare, a prescindere se è iscritto oppure no a un Ordine professionale o a un Collegio, è soggetto all'obbligo della formazione iniziale e a quella periodica che deve concludersi con un esame finale, comprovato da una certificazione, preferibilmente rilasciata da un'associazione nazionale di categoria.

Purtroppo, però, attualmente moltissimi amministratori, pur non avendo le carte in regola, gestiscono condomini in mancanza dei requisiti richiesti dalla legge.

Questo può accadere poiché il legislatore ha previsto l'aggiornamento annuale, da parte dell'amministratore, delle proprie competenze, senza prevedere però un serio e organico sistema di controllo: tutto è lasciato al libero mercato, vale a dire alle scelte e alla verifica eventuale da parte dei condomini.

Ci si può chiedere se la mancanza di uno dei requisiti costituisce violazione di interessi privati o piuttosto è una violazione di norma imperativa di ordine pubblico punibile con la nullità della delibera di nomina o di riconferma dell'incarico.

È fondamentale che il Ministero di Giustizia intervenga a normare questa questione, magari obbligando l'amministratore a comunicare al Ministero e ai propri amministrati le proprie credenziali, compresa l'attestazione del superamento dell'esame annuale del Corso di Aggiornamento preferibilmente asseverata da Associazione di categoria.

Conviene diventare amministratori di condominio?

Una professione poco retribuita. Quanto ai compensi dell'amministratore, che sono effettivamente bassi malgrado le accresciute responsabilità di questi professionisti. Dopo la riforma, gli amministratori si aspettavano una migliore risposta economica, ma non sono stati affatto previsti dei tariffari, neppure quelli minimi, che, anzi, sono stati vietati dall'Antitrust.

Per questo motivo, è facile imbattersi in amministratori incompetenti o abusivi, che forniscono la propria prestazione anche per "un piatto di lenticchie".

Amministratori di condominio sotto la lente del fisco.

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