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Fatture elettroniche e diritto alla privacy: quando l'amministratore di condominio funge da longa manus del fisco

Di nuovo un parere del Garante che pone un altolà rispetto alla fatturazione elettronica.
Avv. Carlo Pikler - Privacy and Legal Advice 2018 Srl 

Di nuovo un parere del Garante che pone un altolà rispetto alla fatturazione elettronica. Se poi caliamo il decreto fiscale in ambito condominiale il Garante ha ancor più ragione. Analizziamo perché.

L'oggetto del contendere parte dalla memoria trasmessa alla commissione Finanze della Camera, dove sono in corso le audizioni sul decreto fiscale (D.l. 124/2019), al cui interno, nell'articolo 14) si legge che è consentita la memorizzazione dei file delle fatture elettroniche per gli otto anni successivi a quello di presentazione della dichiarazione di riferimento o alla conclusione di eventuali giudizi.

La finalità della conservazione è legata all'analisi del rischio-evasione e alle funzioni di polizia economica e finanziaria da parte di Guardia di Finanza e ai controlli fiscali che quest'ultima compie assieme Agenzia delle Entrate.

Il Garante per la privacy si è di nuovo espresso e, nuovamente, ha lanciato un altolà.

In fondo il quesito a cui ha risposto il Garante è questo: nel contemperamento di interessi, prevale la privacy o il diritto dell'Agenzia delle Entrate e della G.d.F. di controllarci?

La domanda ce l'eravamo già posta a suo tempo, e già allora ci chiedevamo se trattenere i dati che si trovano nelle fatturazioni elettroniche potesse essere sproporzionato rispetto alla finalità che la fatturazione stessa avrebbe dovuto perseguire.

L'amministratore di condominio, nell'inviare le fatture elettroniche sulle spese quotidiane che il condominio affronta, si inquadra come una sorta di "controllore indiretto obbligato", demandato, volente o nolente, a fungere da lunga manus del fisco per controllare le economie domestiche che vanno anche a riguardare le spese delle utenze dei Condomini amministrati.

Perché i dati che venivano inviati all'Agenzia delle entrate, servono soprattutto per effettuare questi controlli incrociati che dovrebbero portare ad eliminare l'evasione fiscale.

Le fatture emesse nei confronti del condominio. Quali novità?

Il Garante però si è di nuovo pronunciato asserendo che la conservazione di dati a seguito di invio di fatturazione elettronica, risulta essere «sproporzionata». L'Autority chiede di valutare in sede di conversione del decreto «l'effettiva necessità dell'archiviazione integrale dei dati di fatturazione» per la durata prevista.

Di nuovo poi si rimanda ai suoi precedenti pareri datati 18 novembre e 20 dicembre 2018 già da noi già commentati, chiedendo di: «acquisire dal Governo elementi idonei a superare le criticità, valutando se la conservazione di un novero così esteso di dati sia realmente funzionale al perseguimento delle finalità considerate e non sostituibile con misure parimenti efficaci ma meno invasive o anche solo con l'oscuramento di dati irrilevanti eventualmente presenti nelle fatture».

Di nuovo si ribadisce, in modo ancora più ferme e perentorio di quanto già espresso in precedenza, che l'archiviazione integrale di tutte le e-fatture emesse e ricevute, compresi i dati non fiscalmente rilevanti e quelli relativi alle prestazioni fornite, è «sproporzionata» e, pertanto, in contrasto con il principio di minimizzazione che deve considerarsi uno degli elementi cardine del GDPR, nonché in contrasto con il principio di proporzionalità dei dati indicato come parametro di riferimento dalla Corte di Giustizia UE.

Ma il garante va oltre.

Stavolta infatti delegittima la Guardia di Finanza e la medesima Agenzia delle Entrate, specificando che non possono essere i provvedimenti di questi organi a dettare le misure idonee atte ad evitare che i dati raccolti possano essere a rischio di attacchi informatici oppure semplicemente utilizzato da non autorizzati per finalità diverse a discapito degli interessati, bensì dovrebbero essere individuate con atto normativo.

Fattura elettronica. Nuovi obblighi in capo l'amministratore di condominio?

La motivazione dell'altolà poi ce la fornisce il medesimo Garante, nell'intervista rilasciata da Antonello Soro, il quale ha specificato come: "negli anni 2016 e 2017, sono stati effettuati, rispettivamente, 121.849 e 163.339 accertamenti nei confronti di contribuenti Iva, a fronte di 4,7 milioni di soggetti che hanno presentato la dichiarazione Iva».

Da qui la domanda da porsi: è giusto controllare una massa di contribuenti così vasta a fronte di un numero comunque così esiguo di accertamenti?

Per di più, declinando la problematica nell'ambito condominiale, le informazioni cui la Guardia di Finanza e l'Agenzia delle entrate ottengono attraverso la tenuta dei dati nelle fatture elettroniche che invia o riceve il Condominio, a che potrebbero portare? Quale controllo o attività di polizia potrebbe essere svolta su quei dati? E per raggiungere quale scopo?

Se il disegno legislativo appare eccessivo già in relazione alle fatture dei contribuenti, ancor di più lo è se si va a considerare la tipologia di informazioni che potrebbero ritrovarsi nelle fatture da o verso il Condominio, ente di gestione che convoglia in se un insieme di soggetti, con caratteristiche anche finanziarie diverse.

Nel nostro ambito, quindi, a parere di chi scrive, ancor di più viene meno la necessità di una così lunga conservazione.

A chi di dovere le dovute considerazioni...

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