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Mai più senza...parcella dignitosa. Analisi di alcune formule di marketing molto discutibili

La formula magica è parcella zero? Ma la dignità professionale va pagata e riconosciuta sempre e comunque.
Mirella Stigliano 

Gli amministratori di codominio soffrono di masochismo professionale diffuso, imperante e senza eguali che fa sì che al momento della presentazione della candidatura si chiedano parcelle indecorose sintesi perfetta di "come farsi male da soli: sottopagati, bistrattati, e tacciati di disonestà".

Di chi sono le responsabilità di questo harakiri professionale? L'alibi degli amministratori è perfetto: è il mercato che detta le parcelle. Bene, analizziamo allora il mercato rappresentato dalla domanda e dall'offerta. Può esistere una società senza condominii? Certamente no. Possono esistere condomini senza amministratori? Assolutamente no. L'offerta è superiore alla domanda? L'offerta qualificata è di gran lunga inferiore. L'offerta di "amministratori allo sbaraglio" è, forse, pari alla domanda.

Ci stiamo avvicinando al nocciolo del problema che non è assolutamente di tipo quantitativo, la numerosità dell'offerta, ma di tipo qualitativo ovvero la percezione che il mercato ha della figura professionale dell'amministratore. Ma Il "tanto sono tutti uguali" si sconfigge chiedendo parcelle inadeguate?

I numeri, la storia e il confronto con altre categorie professionali dicono un sonoro NO: ciò che non si paga non si apprezza e non c'è nessun professionista, degno di questo nome, ad essere pagato cosi poco e, contemporaneamente, ad esse così poco rispettato.

Ecco dunque frantumarsi l'alibi perfetto: non è il mercato la vera causa delle parcelle indecorose ma è l'amministratore stesso a non credere, lui per primo, nel ruolo sociale e professionale che riveste.

Una "consapevolezza di indispensabilità" che hanno magistralmente conquistato badanti e colf che ora dettano il prezzo sul mercato peraltro di gran lunga superiore a quello degli amministratori di condominio. Troppo semplicistico. Forse. Ma è solo facendo autocritica, anche feroce, che si può favorire il cambiamento.

C'è un altro attore che gioca a nascondino con le proprie responsabilità: le associazioni di categoria che invece di passare il tempo a dividersi e moltiplicarsi dovrebbero impegnarsi per prima cosa a tutelare la dignità della parcella che si traduce in dignità della professionalità.

Tutte le associazioni hanno nel loro interno un Collegi Probiviri che, con criteri più o meno condivisibili, etici e morali decide "chi sta dentro e chi sta fuori".

E perché non fare un protocollo tra tutte le associazioni per buttare fuori tutti gli amministratori che si svendono (perché di questo si tratta) per quattro denari? Dov'è la difficoltà di fissare una tariffa nazionale dignitosa per unità immobiliare e farla rispettare da tutti? Denunciare i "profeti del suicidio professionale" dell'intera categoria sarebbe semplice, non dimentichiamo infatti che l'offerta è pur sempre un documento firmato e sottoscritto. O ti adegui o stai fuori.

Ma non solo dalla associazione X o Y, ma da tutte le associazioni evitando la penosa iscrizione da un'associazione all'altra che squalifica tutti gli attori coinvolti. Se le associazioni si adoperassero per centrare questo obiettivo comune sarebbe veramente il primo passo per la tutela dei propri iscritti. Il prestigio ha un prezzo ed è giusto che venga riconosciuto. Un primo passo, solo un primo passo.

La Redazione di Condominioweb ha effettuato un sondaggio per valutare i pareri e le risposte da parte delle Associazioni di Categoria.

E poi ci sono loro, i fautori della "parcella zero". Cosa c'è dietro questa formula di marketing? Pazzia, miopia, lungimiranza? Proviamo a fare una breve disamina che merita sicuramente un approfondimento. La premessa è condivisibile: l'amministratore di condominio, se vuole sopravvivere, deve necessariamente diventare Imprenditore.

Con la "I" maiuscola aggiungerei. Di fatto già lo è: gestisce uomini, risorse, capitali e interagisce con l'ambiente esterno.

Ha, o meglio dovrebbe avere, un'innata attitudine al "problem solving" connessa ad una buona capacità di gestione imprevisti.

Nell'esercizio di questa professione è presente, a ben vedere, anche la variabile "rischio imprenditoriale".

Non sono affatto leggende metropolitane sensibili anticipi di cassa da parte di amministratori o parcelle non incassate per mancanza di disponibilità.

Se si gestisce male un condominio (forte morosità, assemblee deserte, nessun adempimento normativo, etc.) si rischia l'osso del collo. Bene. Anzi, male. Anzi malissimo.

In questa nuova visione di imprenditorialità, l'amministratore verrebbe ad essere equiparato ad una sorta di amministratore unico di un'azienda con carta bianca nella gestione condominiale.

Questo vuol dire autonomia completa nella stipula di ogni contratto: della serie, non mi paghi, rispondo completamente del mio operato ma in contropartita voglio le mani libere per esprimere al meglio la mia capacità imprenditoriale.

Se questo si moltiplica per "n" condomini, l'amministratore verrebbe ad acquisire una capacità d'acquisto notevole, questa decisamente sì, fonte di cospicui guadagni.

La formula magica è Parcella Zero = Minore Spesa Condominio = Maggior Guadagno Amministratore. In questa formula manca un'unica variabile: "la Dignità Professionale dell'Amministratore".

Sono favorevole ai gruppi di acquisto, sono favorevole all'amministratore imprenditore, sono favorevole ad essere pagata in base al valore aggiunto, ma la dignità professionale va pagata e riconosciuta sempre e comunque. Per deontologia, per Etica.

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