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Salute mentale e festini. Il rumore in condominio è un problema

Quando le immissioni acustiche superano la normale tollerabilità
Dott.ssa Valeria Ria Psicologa-Psicodiagnosta 

L'art. 659 c.p., prevede che chiunque, mediante schiamazzi o rumori, ovvero abusando di strumenti sonori o di segnalazioni acustiche, ovvero suscitando o non impedendo strepiti di animali, disturba le occupazioni o il riposo delle persone, ovvero gli spettacoli, i ritrovi o i trattenimenti pubblici, è punito con l'arresto fino a tre mesi o con l'ammenda fino a euro 309.

E poi, tutta fuffa. Niente. Nisba. Niente di nuovo sul fronte occidentale. Come solitamente in Italia accade quando esiste una legge che sembra essere li per riempire uno spazio vuoto sul codice.

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Il rumore in condominio è un problema. Per due motivi, anche molto importanti.
Il primo è che l'esposizione ai rumori specie se prolungati nel tempo crea delle condizioni di malessere fisiologico, reale e materialissimo con conseguenti danni diagnosticabili (che vedremo più avanti).
Il secondo è di ordine relazionale e psicologico, in quanto a gestione delle immissioni rumorose ad opera del vicino, solitamente espone la ''vittima'' ad un quasi certo litigio perenne.

Inasprendo quindi il malessere che dal piano fisico passa a quello psicologico e sociale.

Una dura giornata di lavoro, un apocalittico traffico tornando a casa, ingorghi, clacson suonati per stizza e senza nessuna utilità. Chiusi nell'abitacolo possiamo tollerare il tutto: la stanchezza e il caos della città all'ora di punta, solo anticipando mentalmente il rientro a casa.

Le calde pantofole, l'abbraccio di abiti comodi e soprattutto il meritato silenzio della nostra dimora.

Così, immaginandoci già avvolti da tanto benessere, superiamo brillantemente, e senza eccessive reazioni di stizza, il tratto che ancora ci divide dal nostro tempio di serenità, la nostra casa, il luogo che viviamo come l'oasi entro cui rifugiarci lasciando fuori: i rumori delle chiacchiere del capo, di ristoranti in cui ci sediamo all'ora di pranzo, le sguaiate risate di colleghi o avventori.

Nella nostra abitazione lasciamo il mondo fuori e ci immergiamo in un mondo di silenzio e di pacatezza, dove non siamo obbligati a correre ma possiamo seguire esattamente il nostro ritmo.

Il solo pensiero di quiete ci da così tanto piacere da programmare anche un caldo bagno che, insieme a tutto il resto, tenga fuori da noi anche il freddo.

Entriamo nel parcheggio dello stabile, parcheggiamo l'auto, la spegniamo, finalmente il primo rumore va via, ci avviamo nell'androne del palazzo e percorriamo i passi che ci dividono dal meritato riposo, infiliamo la chiave nella porta e apriamo, entriamo nel nostro ingresso, poggiamo il cappotto e nemmeno il tempo di finire di pensare "casa dolce casa", che…

Varie opzioni:

1 - sentiamo un'assordante musica partire dall'abitazione a fianco sul pianerottolo dove la vicina ha deciso di festeggiare il suo ultimo esame all'università invitando tutti i colleghi, conosciuti e sconosciuti, dando un improbabile festino a base di urla, risate sguaiate, canti a squarciagola dietro uno stereo sparato ad intollerabili decibel e al quale gli altri condomini reagiscono, a loro volta, con urla rabbiose alle quali la ragazza risponde, sempre urlando, che in casa sua fa quel che le pare, almeno fino a mezza notte, ovvero, tra esattamente quattro ore!

2- sentiamo la signora del piano di sopra che inizia ad inseguire i propri figli urlanti per convincerli a fare il bagno correndo per tutto l'appartamento con al piede ciabatte di legno che sembrano una mandria di cavalli impazziti, gridando minacce ai bambini che prendono quel fuggi fuggi come un gioco e continuano a sfuggire all'amazzone materna ridendo sguaiatamente;

3- sentiamo le condomine del piano di sotto parlare ad alta voce fuori dai rispettivi balconi raccontandosi di tutto, senza pensare che potrebbero incontrarsi l'una a casa dell'altra e affrontare quegli stessi discorsi al riparo da altre orecchie…

E così via…

Quale che sia la fonte del rumore, la sua intensità o frequenza, il punto è che tutto il progetto di quiete, che ci ha tenuti vivi e tolleranti durante la permanenza nel mondo al di fuori della "nostra" oasi, ebbene, quel progetto ci scivola via come acqua tra le dita, e già questo basterebbe a far rientrare il tutto in una condizione di malessere.

A chi di noi non è capitato?

Nella vita condominiale questi esempi sono all'ordine del giorno e sono esperienza comune di tutti noi e probabilmente sono talmente variegati da non poter essere riportati tutti, da non poterne fare una stima o una classificazione.

Benchè nella vita non si possa pretendere il silenzio assoluto, di sicuro, rientra nel diritto psico-fisico di ogni persona quello di non essere "invasi" nel proprio territorio privato, dove l'invasione non riguarda esclusivamente la violazione di domicilio, ma riguarda anche il diritto a vivere in un contesto che garantisca una certa quiete.

A tutti noi è capitato di avere a che fare con rumori molesti in condominio e probabilmente a tutti noi è capitato di produrne, quello che è interessante in termini psichici è la quantità e la frequenza di questi avvenimenti.

Insomma se viviamo in un condominio relativamente tranquillo all'interno del quale può capitare con una frequenza che rasenta l'eccezione che qualche condomino dia una festa o alzi la voce o produca qualche rumore molesto, la nostra mente sarà in grado di riconoscere l'eccezionalità dell'evento e quindi di reagire in maniera abbastanza neutra e tollerante, ma quando nel contesto condominiale l'esposizione ai rumori molesti è una abitudine, cosa accade nella nostra psiche?

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Ovvero cosa ci può accadere se siamo regolarmente esposti a rumori molesti nel contesto condominiale?

Per rumore si intende ogni tipo di suono, in particolare di grande intensità, che disturba l'essere umano. In termini psicofisici, quando avvertiamo un rumore fastidioso, il fisico si attiva in due direzioni, individuare la fonte del rumore e poi, ovviamente, evitare il disturbo; per cui, ad esempio, compreso che la musica ad alto volume arriva dall'appartamento affianco, potremmo recarci a bussare alla vicina per chiederle di abbassare il volume.

Procedura apparentemente semplice, ma il rapporto con gli altri non è mai una questione semplice, di conseguenza, una volta fatta la richiesta di abbassare il volume, possono verificarsi due ipotesi:

1-di fronte a noi troviamo una persona socialmente intelligente che comprende che il proprio diritto a divertirsi e festeggiare deve convivere con il diritto della vicina a godere della quiete della propria dimora, per cui si scusa e abbassa il volume,

oppure, e questo purtroppo è il caso più frequente,

2 - ci troviamo di fronte ad una persona con una certa labilità narcisistica che vive ogni critica, dalla più piccola alla più grande, come un attacco grave e anziché scusarsi e abbassare il volume, magari invita la vicina a essere meno bacchettona a divertirsi di più e probabilmente non solo non abbassa il volume ma lo alza ulteriormente, dando vita ad una escalation, ovvero, avviando un conflitto basato sulla impossibilità di assumere il punto di vista dell'altro come valido quanto il proprio.

Questa difficoltà a considerare il punto di vista dell'altro è uno dei motivi più frequenti di litigio in codominio, come già abbiamo iniziato a vedere altrove.

Tale presupposto applicato al discorso dei rumori fa si che spesso in condominio si sia costantemente esposti a rumori molesti prodotti da condomini a dir poco disattenti e questa esposizione prolungata ha effetti nocivi documentati.

Gli effetti nocivi indotti da una eccessiva esposizione al rumore sono causa di una miriade di disturbi sul piano psicofisico non solo disturbi acuti o cronici all'apparato uditivo, ma anche: disturbi del sonno, dell'apprendimento e dell'attenzione oltre che interferenza nella vita sociale.

L'esposizione prolungata ai rumori può provocare inoltre alterazioni più o meno gravi a carico dell'apparato cardiocircolatorio, dell'apparato digerente, dell'apparato endocrino e di quello neuropsichico.

Se non bastasse, il prolungarsi di tale condizione nel tempo interferisce sulle facoltà mentali collegate a memoria e abilità ad affrontare compiti complessi, questo perché lo sforzo che la mente deve compiere per adattarsi al rumore (ad esempio ignorare il rumore) sottopone l'organismo ad un'ulteriore fatica impiegata per mantenere le prestazioni, e questo può provocare un aumento della pressione arteriosa producendo a lungo andare un disturbo da stress.

In sintesi l'esposizione continua al rumore costringe l'organismo a mantenere una allerta costante che produce effetti estremamente nocivi sull'organismo.

Queste cose che abbiamo sottolineato fin qui sono abbastanza conosciute ai più per cui viene naturale chiedersi cosa può indurre le persone a non considerare che un comportamento apparentemente banale, come quello di produrre rumori, possa essere un fastidio che ha anche delle importanti conseguenze sugli altri?

Il punto è sempre lo stesso, ovvero:

poter considerare gli effetti delle nostre azioni sull'altro significa poter riconoscere l'altro come un individuo portatore di una individualità che ha tanto valore quanto la nostra e per poter fare questo ognuno di noi dovrebbe partire da un Sé ed una identità funzionali e orientate alla relazione cosa, che nel mondo attuale, basato su uno sfrenato egocentrismo, sembra un obiettivo quasi irraggiungibile.

Nella società e nella cultura del self made man, la modalità narcisistica con la quale si entra nelle relazioni prevede che l'altro esista solo in quanto specchio del nostro desiderio e delle nostre aspirazioni e non come il portatore di istanze e motivazioni individuali che possono essere diverse dalle nostre e che hanno la stessa validità, benché diverse, per cui i rapporti si svolgono sempre percorrendo una dinamica di potere/prevaricazione e quasi mai una dinamica orientata al reciproco rispetto.

In sintesi alla base di queste vicissitudini collegate ai rumori molesti prolungati nel tempo, vi è l'incapacità di riconoscere il bisogno dell'altro e di attribuirne un valore, producendo rapporti orientati alla sopraffazione per cui l'altro nel far valere il proprio diritto (chiedere di abbassare il volume o di far cessare il rumore) non sta avanzando una legittima richiesta ma sta attaccando il nostro potere che necessitiamo di ristabilire innalzando la prevaricazione (non solo non abbasso il volume, magari ti offendo per la tua incapacità di divertirti) in quanto in questa società narcisistica chi pretendere l'osservanza di orari e regole condominiali, o più in generale, l'adeguamento a norme di correttezza, nella migliore delle ipotesi viene minacciato, o appellato come "folle", "esaurito", "vecchio" nella peggiore delle ipotesi… basta leggere le cronache quotidiane.

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