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Certificazione energetica: solo un immobile su due è in regola

Solo un immobile su due è attrezzato del certificato energetico.
Roberto Rais 

L'attestato di certificazione energetica è “sconosciuto”, o quasi, in gran parte del territorio nazionale. Secondo quanto affermato da una recentissima indagine compiuta da un noto portale di annunci immobiliari, infatti, ad un anno dall'entrata in vigore dell'obbligo di dotarsi di tale documento, solamente un immobile su due si sarebbe adeguatamente attrezzato del necessario certificato.

Il portale immobiliare ha effettuato un'analisi su un vasto campione nazionale, riscontrando come il 53 per cento degli annunci in vendita, e il 37 per cento degli annunci in affitto, sarebbe in regola con la prescrizione che prevede l'indicazione della classe di appartenenza energetica dell'abitazione.

Eppure, i presupposti per una spinta nei confronti di tale documento, sembravano esserci tutti: l'attestato di certificazione / classificazione energetica è di fatti uno strumento molto importante per poter conoscere quanto incideranno i consumi energetici nella gestione della propria casa.

Il suo funzionamento è infatti del tutto simile all'attribuzione di un vero e proprio “rating”: un certificatore, a margine delle analisi tecniche compiute sull'abitazione, contraddistinguerà la proprietà immobiliare con una lettera da A a G.

A lettere più prossime alla A corrisponderanno indici di efficienza energetica più favorevoli; di contro, a lettere più vicine alla G corrisponderanno consumi energetici maggiori.

Ne consegue che – in sede di valutazione di un acquisto o di una locazione – la valutazione del “rating” energetico della propria abitazione dovrebbe essere elemento in grado di influenzare in maniera significativa il prezzo o il canone d'affitto.

Purtroppo, invece, la tendenza che si sta creando è radicalmente opposta: da una parte, gli acquirenti non sembrano aver ancora compreso l'importanza dell'attestato di certificazione energetica; dall'altra parte, invece, i venditori – principalmente per evitare i costi e le lungaggini della perizia – preferiscono ricorrere ad un'autocertificazione (peraltro non esattamente consentita, e con conseguente autoclassificazione in G) rimandando al momento della compravendita l'indicazione della congrua classe energetica.

Più nel dettaglio, sugli oltre 60 mila annunci assunti in considerazione nel campione d'analisi, solamente l'11% avrebbe una certificazione valida, con una percentuale che cresce invece al 46% per gli annunci gestiti da agenzie immobiliari indipendenti, al 58% per gli annunci gestiti da gruppi immobiliari e al 97% per gli annunci proposti direttamente dai costruttori (in questo caso, tuttavia, occorre precisare come l'attestazione di certificazione energetica venga richiesta fin dalla sua fase progettuale).

Per quanto infine concerne un'analisi territoriale, la regione più “corretta” è il Trentino Alto Adige, con una proporzione pari all'80% delle unità immobiliari certificate sul totale. A margine della classifica la Basilicata, dove solamente il 19% degli annunci indica l'attestato.

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