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Utilizzabili in sede penale le riprese delle videocamere condominiali

Sistema di videosorveglianza in condominio: cos'è, come funziona e quando le riprese sono utilizzabili come prove nel processo penale?
Avv. Mariano Acquaviva - Foro di Salerno 

Molti condomini si avvalgono di sistemi di videosorveglianza per tutelare la sicurezza degli inquilini e delle parti comuni. È dunque frequente che l'amministratore faccia installare apposite videocamere nei punti nevralgici dell'edificio: cortile, androne, pianerottoli delle scale, ecc.

Le riprese vanno effettuate nel rispetto della privacy, nel senso che non si può puntare l'occhio della telecamera nella proprietà esclusiva dei condòmini: ad esempio, sarà lecita la telecamera che filma ciò che accade nel cortile, in quanto area comune, mentre non lo sarà quella che, posta sul pianerottolo, riesce a riprendere ciò che accade all'interno dell'abitazione appena si apre la porta.

Al di là di ciò, occorre sapere che le riprese delle videocamere condominiali sono utilizzabili in sede penale non solo contro eventuali malviventi e topi di appartamento, ma anche contro i condòmini stessi che dovessero macchiarsi di qualche crimine.

Tanto è stato ribadito dalla Corte di Cassazione (sentenza del 15 luglio 2020, n. 21027), secondo cui sono utilizzabili nel processo penale non solo le riprese provenienti dalle videocamere condominiali ma anche le immagini estrapolate da un sistema di videosorveglianza privato installato nel rispetto della normativa vigente e senza violazione dei luoghi di privata dimora.

Videosorveglianza in condominio: come funziona?

Prima di analizzare il caso affrontato dalla Suprema Corte che ha condotto quest'ultima a ribadire il principio secondo cui sono utilizzabili in sede penale le riprese delle videocamere condominiali, è bene fare brevemente chiarezza su come funziona la videosorveglianza in condominio.

Innanzitutto, va detto che ogni singolo condomino può installare un proprio sistema di videosorveglianza senza chiedere il consenso dell'assemblea o dell'amministratore, se è per la propria sicurezza.

È dunque possibile che le proprie telecamere riprendano una zona comune (cioè, condominiale) come il cortile o il pianerottolo, purché non catturino immagini della proprietà privata altrui.

È legale perciò installare una videocamera di sicurezza davanti alla propria porta se l'occhio della telecamera, pur inquadrando il pianerottolo, non riprenda la soglia di casa del vicino.

Secondo la Corte di Cassazione (Cass., sent. n. 34151 del 12 luglio 2017), ai fini della integrazione del reato di interferenze illecite nella vita privata (art. 615-bis c.p.), deve escludersi che le scale condominiali ed i relativi pianerottoli siano luoghi di privata dimora cui estendere la tutela penalistica alle immagini riprese, trattandosi di zone che non assolvono alla funzione di consentire l'esplicazione della vita privata al riparo di sguardi indiscreti, essendo destinati all'uso di un numero indeterminato di soggetti.

Quanto detto, però, va meditato alla luce di un'altra considerazione: non è possibile riprendere una zona condominiale quando questa non sia strettamente collegata con il proprio diritto alla sicurezza. Mi spiego meglio facendo un esempio.

In altre parole, mentre è più che legittimo installare una videocamera privata sul proprio pianerottolo (purché riprenda solo l'area comune e il proprio ingresso), potrebbe non esserlo acquistare, a proprie spese, un'ulteriore telecamera, questa volta però installandola direttamente nell'androne comune, così da poter tenere sotto controllo tutti coloro che entrano in condominio.

Nel caso appena prospettato, sebbene la videosorveglianza sia realizzata a tutela della sicurezza, c'è senza dubbio una violazione della privacy, visto che il singolo condomino può disporre di un impianto di videocamere limitatamente alla propria abitazione e a tutto ciò che è davvero indispensabile a difenderla.

Videosorveglianza in Condominio: facciamo il punto?

E così, se è ammesso, entro stretti limiti, la possibilità di riprendere parte del pianerottolo antistante al proprio uscio di casa, non sarà lecito installare una telecamera in una zona condominiale che non è direttamente collegabile alla sicurezza della propria abitazione.

Questo discorso non vale, ovviamente, se l'impianto di videosorveglianza è deliberato dall'assemblea: in tale evenienza, l'amministratore potrà senza dubbio far installare l'impianto in tutte le parti comuni, avendo cura di non violare la riservatezza delle aree di proprietà esclusiva.

Utilizzabilità in sede penale delle riprese in condominio: il caso

Ricorreva in Corte di Cassazione un imputato condannato per molteplici reati (minacce, violenze, danneggiamenti, ecc.) commessi in ambito condominiale.

Secondo la difesa, le prove utilizzate per dimostrare la responsabilità penale del predetto sarebbero inutilizzabili perché acquisite in violazione di legge.

Per la precisione, la pubblica accusa si era avvalsa di immagini provenienti da telecamere che riprendevano costantemente il lastrico solare e il giardino, parti integranti della dimora dell'imputato e, pertanto, luoghi di esclusiva pertinenza.

Videosorveglianza, il Garante risponde

Per corroborare la propria tesi la difesa dell'imputato richiama l'orientamento della Corte di Cassazione (Sez. Un., n. 26795 del 2006) che escludono l'utilizzabilità di registrazioni svolte con modalità illegittime in quanto relative a persone o cose che si captano in contrasto con norme di legge.

Utilizzabilità in sede penale delle riprese condominiali: la decisione

La Corte di Cassazione, con la sentenza in commento (15 luglio 2020, n. 21027), rigetta il ricorso proposto dall'imputato.

Secondo la Suprema Corte, le riprese prodotte in giudizio, seppur provenienti da un sistema di videosorveglianza privato, riguardano parti di proprietà comune dell'edificio e, pertanto, sono pienamente utilizzabili in giudizio.

Per la precisione, le videoriprese sono state effettuate in luogo anche di pertinenza condominiale, ove oggetto di registrazione sono parti comuni della proprietà della parte civile.

Secondo la Suprema Corte, sono legittime le immagini registrate che derivano, come nel caso al vaglio, da videoregistrazioni provenienti da privati, installate a fronte di esigenze di sicurezza delle parti comuni, poi acquisite come prove documentali ex art. 234 c.p.p. Sicché, i fotogrammi estrapolati da detti filmati non possono essere considerati prove illegittimamente acquisite e non ricadono nella sanzione processuale di inutilizzabilità.

Videoriprese per dimostrare i reati condominiali

La sentenza in commento si pone nel solco di granitico insegnamento del giudice di legittimità. Ad esempio, secondo la Corte di Cassazione (sent. n. 32544 del 19 novembre 2020), per dimostrare la commissione di reati in condominio le registrazioni delle aree comuni possono essere utilizzate nel processo.

Secondo i giudici, le registrazioni video e audio effettuate tramite telecamere poste per esigenze di sicurezza delle parti comuni di edifici condominiali, pur non essendo registrazioni effettuate dalla polizia giudiziaria e non potendo essere assimilate alle intercettazioni, possono comunque essere utilizzate come elemento probatorio nel processo penale.

Insomma: non ci sono dubbi che siano utilizzabili in sede penale le riprese delle videocamere condominiali, purché ovviamente siano rispettose dell'inviolabilità della proprietà privata.

Sentenza
Scarica Cass. 21 febbraio 2020 - 15 luglio 2020 n. 21027
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