Vai al contenuto
shattered

Muro comune tra due vani

Partecipa al forum, invia un quesito

Dall'acquisto il box della mai abitazione che ha la parete di fondo in comune con il vicino presentava un apertura che il costruttore aveva lasciato per problemi di cubatura. Essendo un box, ed avendo messo delle scaffalature l'apertura è stata (lato interno mio) ostruita da sempre da delle tavole che a distanza oggi di oltre 15 anni sono rimaste li.

successivamente il BOX è stato variato di destinazione con un piano casa, accatastato regolarmente come ripostiglio e bagno , creando un "intercapedine" davantio al muro con l'apertura, con un'altro muro interno ai miei vani.

Dopo tutto questo oggi il vicino reclama qeull'apertura dicendo che avrei dovuto lui chiedere autorizzazione prima di chiudere, questo perchè si toglie aria eluce al suo box. Nessun tecnico mi aveva sollevato la cosa e pertanto non mi sono mai posto il problema, peraltro il box ha un'altra luce laterale che insiste sulmio giardino da cui effettivamente prende luce ed aria.

 

Possono veramente sollevare ale richiesta di riapertura nonostante gli anni e la presenza dell'altra apertura? che aria e luce prenderebbe da un vano ripostiglio chiuso? oggi il tutto risulta regolarmente chiuso al catasto da diversi anni

L' apertura costituiva una servitù istituita in questo caso per "padre di famiglia". I permessi Comunali vengono rilasciati "fatti salvi i diritti di terzi" ed il fatto che i tecnici da te incaricati non ti abbiano informato di questo la trovo una mancanza. Il proprietario del box può richiederti la riapertura del varco e se si rivolgerà all'autorità giudiziaria, molto probabilmente vincerà la causa. Il mio consiglio è di trovare con lui un accordo/compromesso.

Grazie della risposta

ma questo vale anche anche se in realtà l'apertura ancora esiste ed è staat fatta un'altra divisione del locale? non incide neanche il fatto che comuqnue vi sono altre aperture a servizio?

L'apertura deve svolgere la sua funzione non è sufficiente che esista. Il fatto che esistano altre aperture potrebbe essere proposto ad un giudice in corso di causa, per dimostrare l'inutilità della servitù in oggetto e chiederne quindi l'estinzione in base all'art. 1074 c.c.; nel caso corrente la vedo dura in quanto non sono decorsi 20 anni e presumo da quello che scrivi che l'atra apertura sia comunque sempre esistita. Il fatto che esista un'altra apertura e che il vicino fino ad ora non abbia mai lamentato nulla ma lo faccia ora, mi fa presumere che vi sia stata tra voi una rottura dei rapporti dovuta al fatto che come scrivi "avrei dovuto lui chiedere autorizzazione prima di chiudere"; se i rapporti si sono incrinati ti consiglio di cercare di rimediare perché il tuo vicino non ha tutti i torti...

 

Impossibilità d'uso e inutilità

Il legislatore ha previsto, inoltre, all'art. 1074 c.c., due cause che si fondano sulla necessità che il diritto non solo possa essere esercitato in concreto, ma che sia in grado, altresì, di realizzare quell'utilità che l'ordinamento ha ritenuto meritevole di tutela. Ebbene, qualora sopravvenga l'impossibilità di esercitare la servitù o cessi l'utilità in funzione della quale la servitù è stata costituita, quest'ultima, pur non estinguendosi subito, resta in uno stato di "quiescenza" per un periodo di venti anni, nell'eventualità di un ulteriore mutamento dello stato dei luoghi che ripristini lo status quo ante o, comunque, renda possibile la sopravvivenza del diritto, sino a che non decorre il termine indicato dall'art. 1073 c.c. (Cass. N. 7485/2011; Cass. N. 1854/2006).

Partecipa al forum, invia un quesito

×