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Realizzazione, in condominio, di impianto fotovoltaico ad uso privato

Ciao a tutti,

sono "nuovo" qui sul forum.

Abito a Piacenza, in una palazzina quadrifamiliare: due unità abitative al pianterreno e due al primo piano, dove abito io. Il tetto è in comune a tutti e quattro i condòmini ed ha forma, sostanzialmente, di una "piramide": quattro falde praticamente triangolari. Una falda espone a sud, le altre tre a ciascuno dei rimanenti punti cardinali.

 

Scrivo per avere, se possibile, chiarimenti in merito a quanto espongo appena sotto.

 

Il mio dirimpettaio mi ha chiesto, in via privata ed informale, la mia autorizzazione a costruire, a sue spese, un impianto fotovoltaico a suo uso privato da realizzare sulla falda SUD del tetto condominiale (sopra il mio appartamento). In effetti la falda sud è quella più esposta al sole, dunque sarebbe quella la miglior posizione a livello energetico.

 

Pur avendo un contatore enel da 3 Kw, vorrebbe costruire un impianto da 5 kw circa. Dice che l'impianto, di quelle dimensioni, sostanzialmente occuperebbe l'intera falda sud.

 

Io ad ora non so se il mio dirimpettaio abbia già sondato (o meno) il terreno con gli altri due condòmini.

 

A livello normativo, immagino che essendo il tetto una parte comune, condominiale, questo impianto potrebbe essere realizzato solo dopo autorizzazione degli altri condòmini.

 

Rimane evidente che se il mio dirimpettaio costruisse un impianto di quelle dimensioni, su quella unica falda esposta a sud, gli altri condòmini (me compreso) si troverebbero fortemente limitati nel caso, legittimo e per quanto mi riguarda anche MOLTO PROBABILE, uno o più di noi intenda, appena possibile, a sua volta realizzare un proprio impianto fotovoltaico o solare.

 

Per questo motivo penso che non darò la mia autorizzazione. Pur non conoscendo la posizione degli altri due condòmini, il raziocinio li dovrebbe spingere, come me, al diniego anche se non posso esserne certo.

Personalmente, sarei disponibile a che il dirimpettaio costruisca su quella falda un impianto più piccolo, lasciando a me metà della superficie di quella falda. Certo per riuscire dovremmo ottenere il nulla osta da parte degli altri due condòmini, quelli al pianterreno, i quali (per via del citato "raziocinio") immagino abbiano idee differenti. Tra l'altro i due condòmini del pianterreno avendo anche il giardino, l'orto ed il solarium a livello di millesimi di proprietà certamente hanno più peso di noi due del primo piano.

 

Prima domanda: qual'è la procedura tra condòmini e la maggioranza necessaria per potere (o meno) eseguire il lavoro?

 

Per non fare il "bastian contrario" a priori su ogni questione condominiale e per ottenere un risparmio più "democratico" tra condòmini io avevo invece pensato ad una proposta meno ambiziosa, ma senz'altro anche meno indigesta da parte di noi singoli condòmini. Pensavo ad un impianto unico condominiale. Ah, dimenticavo di dire che le esigenze elettriche delle parti comuni del condominio sono gestite con bolletta separata da quelle dei singoli condòmini.

 

Impianto unico condominiale, Proposta A: l'ipotetico impianto fotovoltaico condominiale serve SOLO ad alimentare le esigenze energetiche delle sole parti comuni condominiali. Il fatto è che, per fortuna, le esigenze energetiche delle sole parti comuni del piccolissimo condominio sono STRIMINZITE, quindi credo il gioco non varrebbe la candela visti i risibili importi delle bollette elettriche condominiali. Ed anche facendo una pannellatura generosa che generi surplus energetico (magari impegnando non solo la falda a sud, ma anche la "seconda scelta", che immagino sia la falda orientata ad ovest) mi dicono che oggi le tariffe (basse) con cui viene pagata l'elettricità generata in surplus ai consumi allunghi i tempi di ammortamento dell'impianto rendendone anche in questo caso poco appetibile la costruzione.

Impianto unico condominiale, Proposta B: impianto fotovoltaico comune, ma in cui l'energia elettrica generata venga distribuita, in parti uguali, ai quattro condòmini.

Seconda domanda: è realizzabile, tecnicamente, un siffatto impianto, condominiale ma con energia riversata in parti uguali ai singli condòmini? Perdonatemi, non sono un tecnico e mi affaccio solo ora a questo tipo di problematiche. Se è tecnicamente possibile, quali sarebbero i risvolti fiscali? Come verrebbe diviso l'incentivo statale? Quali altre problematiche sorgerebbero?

 

Grazie infinite a tutti Voi.

Grazie Avvocato,

 

la ringrazio molto, il suo intervento è stato chiarificatore dal punto di vista normativo, cioè ha risposto esaurientemente alla "prima domanda" del mio post iniziale. In questo modo so come gestire la richiesta del mio dirimpettaio.

 

Rimane però da vedere se e come poter essere propositivo nei confronti degli altri condòmini, fornendo un'alternativa fotovoltaica più "democratica" di quella richiesta dal mio dirimpettaio. Si tratterebbe, in sostanza, di trovare risposte sensate e percorribili alla "seconda domanda" del mio post iniziale.

 

Se qualcuno competente in tal senso mi volesse gentilmente dare una mano, gliene sarei molto grato.

 

Grazie a tutti in anticipo.

Grazie Avvocato,

 

la ringrazio molto, il suo intervento è stato chiarificatore dal punto di vista normativo, cioè ha risposto esaurientemente alla "prima domanda" del mio post iniziale. In questo modo so come gestire la richiesta del mio dirimpettaio.

 

Rimane però da vedere se e come poter essere propositivo nei confronti degli altri condòmini, fornendo un'alternativa fotovoltaica più "democratica" di quella richiesta dal mio dirimpettaio. Si tratterebbe, in sostanza, di trovare risposte sensate e percorribili alla "seconda domanda" del mio post iniziale.

 

Se qualcuno competente in tal senso mi volesse gentilmente dare una mano, gliene sarei molto grato.

 

Grazie a tutti in anticipo.

Per la seconda parte della domanda, forse citando solamente l'art. 1120 c.c. sono stato poco chiaro. Per l'alternativa più "democratica" puoi sollecitare l'amministratore (Art. 1120, terzo comma, c.c.) a convocare un'assemblea per deliberare in merito all'impianto condominiale corredando obbligatoriamente la richiesta di convocazione di un progetto dell'opera. In questo caso (cioè agendo così) l'amministratore ha l'obbligo di convocare l'assemblea entro 30 giorni dalla richiesta. In buona sostanza per arrivare alla soluzione più democratica è consigliabile rivolgersi ad un tecnico per ottenere questo progetto, magari evidenziando anche i vantaggi per il suo vicino che vuole agire da solo.

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