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Partite Iva doppio regime sulla flat tax. Cosa ne pensate?

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Riporto da Ilsole24ore.it :

 

«LA SOLUZIONE ALLO STUDIO

Partite Iva, doppio regime sulla flat tax: scelta tra minimi e forfettari

Governo e maggioranza studiano come lasciare l’attuale forfettario fino a 30mila euro di ricavi e compensi e poi come consentire la scelta tra analitico e forfettario da 30mila a 65mila euro. Per chi opta per la fattura elettronica si allentano i vincoli antiabuso su beni strumentali e costi del personale

 

Nel bailamme di riunioni e tavoli tecnici che precedono la messa a punto della manovra spunta anche l’ipotesi di un compromesso sulle modifiche alla flat tax al 15% per le partite Iva. Un’ipotesi su cui potrebbe registrarsi la convergenza tra le forze di maggioranza, dopo le sottolineature arrivate dal Cinque Stelle e pubblicate sul blog del Movimento : "La flat tax per le partite Iva sotto i 65mila euro l’abbiamo introdotta noi lo scorso anno, perché è una misura che aiuta i giovani professionisti. Colpire due milioni di giovani professionisti per finanziare altri provvedimenti significa alimentare una guerra tra poveri. Noi non ci stiamo".

 

La soluzione che i rappresentanti di M5S, Pd, Leu e Italia Viva stanno studiando e su cui, insieme agli altri temi caldi oggetto di divisione (dal tetto al contante alla sugar tax, dalle imposte sulla casa alle sanzioni sul Pos), si troveranno faccia a faccia a inizio della prossima settimana prevede in sostanza un doppio regime. Da un lato, il forfettario resterebbe fino a 30mila euro di ricavi o compensi. Dall’altro, si potrebbe lasciare la scelta tra analitico e forfettario da 30mila a 65mila euro. Il tutto sempre con aliquota invariata al 15% (o al 5% in caso di start up).

In questo modo non si sconfesserebbe quanto indicato nel Dpb e allo stesso tempo si verrebbe incontro alle richieste arrivate dalle categorie produttive, con i rappresentanti di Rete imprese Italia che hanno già manifestato la loro contrarietà al ritorno obbligato e per tutti (quindi senza distinzione di ricavi o compensi) del calcolo analitico tra ricavi e costi sostenuti nell’attività (e documentabili).

Soprattutto perché senza forfettizzazione del reddito si rischierebbe di penalizzare le piccolissime partite Iva, come i professionisti e i free lance che magari lavorano da casa e per i quali è difficile (se non impossibile) distinguere analiticamente i costi sopportati. Con la conseguenza di un pesante rincaro in termini di imposte e contributi, che sarebbero calcolati sull’intero (o quasi) importo dei compensi incassati senza poter dedurre una percentuale forfettizzata di costi che abbatte l’imponibile.

 

La fattura elettronica per evitare i tetti su beni strumentali e personale
L’altra ipotesi che si sta valutando è quella di usare la fattura elettronica (che oggi non è obbligatoria per le partite Iva in flat tax) come leva di compliance. E per spingere all’invio dei documenti digitali alle Entrate si starebbe pensando di offrire come contropartita in termini di compliance un allentamento della stretta in arrivo che prevede la reintroduzione di un tetto sugli investimenti in beni strumentali e sugli emolumenti a collaboratori o dipendenti. In pratica, chi si trova nel regime agevolato tra 30mila e 65mila euro di ricavi potrebbe usufruire di una sorta di regime premiale se decidesse di optare volontariamente per l’adempimento della fatturazione elettronica.

Una conferma sulla direzione che si intende percepire è arrivata dal viceministro all’Economia Antonio Misiani intervenuto a Radio Capital: "Mettiamo alcuni paletti limitati alla flat tax da zero a 65 mila euro ma con un’incentivazione per chi passerà volontariamente alla fatturazione elettronica. Questo nell’ottica di completare il sistema di fatturazione elettronica che permette di recuperare parte dell’evasione fiscale".» 

Chiariamo che attualmente il regime forfettario non è d'obbligo per chi ha un volume d'affari inferiore a € 65.000,00  come sembrerebbe leggendo l'articolo riportato: è il regime "naturale" per il detto volume d'affari, ma con facoltà di scegliere altro regime contabile.

Pertanto non vedo "sostanziali" differenze, se non in termini meramente tecnici.

 

Il vero vantaggio del forfettario attuale è la semplicità, non tanto (e non solo) il risparmio in termini di imposte: no Isa, no fatturazione elettronica, no iva (con relativi invii delle liquidazioni ecc. ecc.), no registri contabili, no ritenute, no Irap, calcolo imposte molto semplificato.......in sostanza si è quasi degli sconosciuti al fine degli accertamenti fiscali.

Relativamente alle imposte non è detto che il forfettario sia vantaggioso sic et simpliciter: come avviene sempre per il fisco è necessario valutare caso per caso.

 

Per il resto.....sino a che il Def non sarà convertito in legge, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale è possibile tutto e il contrario di tutto. Personalmente ritengo poco utile discutere di fantasmi (anche se il Sole24 Ore è sicuramente ben informato, ma le informazioni in genere cambiano al passaggio in Camera e Senato....)

penso che il sistema delle partite iva in Italia non consenta comunque a chi non ha almeno 10.000 euro buoni iniziali da investire e ovviamente anche le spalle coperte per mangiare e dormire, di avviare un'attività autonoma senza il rischio di indebitarsi

 

 

Aggiornamento 22/10/19 (fonte: La Repubblica) 

 

MILANO - Per le partite Iva fino a 65 mila euro resta il regime forfettario. Lo ha chiarito il vice ministro dell'Economia Antonio Misiani, a proposito di uno dei punti oggetto del confronto serrato nel vertice di maggioranza di ieri. "Ha prevalso la scelta di assoluto buonsenso di proseguire con il regime forfettario di determinazione dei costi per semplificare la vita dei contribuenti", ha spiegato Misiani all'assemblea di Confesercenti. "Abbiamo ascoltato il mondo delle partite iva, ci siamo confrontati con loro", aggiunge e abbiamo fatto "una scelta di buonsenso e di equilibrio".

In sostanza, l'aliquota del 15% continuerà ad essere applicata ad un imponibile determinato dalla somma dei ricavi registrati, sottraendo una quota fissa per ogni tipologia di attività professionale e i contributi, mentre originariamente il governo aveva pensato alla reintroduzione del metodo cosiddetto "analitico". Calcolando cioè l'imponibile come differenza tra i ricavi e le spese sostenute, costringendo così le partite Iva a conservare i documenti relativi alle spese.

Sofia S. dice:

penso che il sistema delle partite iva in Italia non consenta comunque a chi non ha almeno 10.000 euro buoni iniziali da investire e ovviamente anche le spalle coperte per mangiare e dormire, di avviare un'attività autonoma senza il rischio di indebitarsi

Tutto quasi vero tranne che per gli amministratori di condominio 😂

 

La professione non regolamentata di amministratore di condominio consente di stare nel regime fiscale forfettario fino a 65mila euro e molti amministratori, almeno inizialmente, anche con 10/15 condominii che producono reddito per 20/30mila euro possono amministrare tranquillamente da casa investendo solo su un PC ed una stampante/scanner multifunzione (meno di 500 euro).

La contabilità la puoi portare anche con fogli elettronici con licenza gratuita tipo open office o libre office.

 

Essendo nel regime forfettario non hai un minimo di contributi da versare ma solo in base al reddito (se guadagni mille versi su mille e se guadagn 10mila versi su 10mila).

Non sei soggetto a studi di settore, non sei soggetto a registri iva, contabilità facilitata e imposta sostituiva IRPEF del 5% per i primi 5 anni e poi del 15%.

Il reddito non fa cumulo con altri redditi.

Pensa che quando cominciai ad amminsitrare il mio condominio a causa di una malagestio dei un professionista, dopo un paio di anni ebbi la proposta da altri 5 condominii limitrofi ed io rifiutai ma se li avessi voluto prendere avrei potuto arrotondare la mia pensione di altri circa 10mila euro annuali lavorando da casa un paio d'ore al mese a condominio che è il tempo che dedico al mio condominio perchè il tempo pieno lo dedico al forum.

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