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Prostituzione in condominio: in assenza di reato di sfruttamento, il problema si muove solo sul piano ed esclusivamente psichico/relazionale

Una riflessione psicologica in tema di prostituzione in condominio.
Dottoresssa Valeria Ria Psicologa-Psicodiagnosta 

Era il 1963 quando un brillante Vittorio De Sica consegnò al mondo uno dei suoi film più belli, "ieri oggi e domani". Tre storie di donne, di una Italia bigotta e benpensante che arrideva alla miseria postbellica con il senso della rivalsa e l'ottimismo della rinascita.

Un mondo molto distante da quello attuale dove l'ottimismo ha lasciato il posto, dopo più di cinquanta anni, alla delusione e alla disillusione delle speranze disattese.

All'interno di questo film, diviso in tre episodi, nominati con tre nomi di donna, è l'ultimo quello che ci interessa maggiormente, l'episodio di Marta che è ricordato soprattutto per la scena finale dello spogliarello dove una sensualissima Sofia Loren faceva ululare un impacciato e trepidante, estremamente comico nel suo infantilismo, Marcello Mastroianni.

Locare un appartamento ad una prostituta non integra favoreggiamento della prostituzione

In realtà questo episodio del film non fa altro che parlare di rapporti di vicinato, di vita condominiale e di pregiudizio. Marta è una prostituta di alto bordo, "libera professionista" ovvero senza "protettori" il cui appartamento confina tramite i terrazzi con l'appartamento di una donna anziana, una meravigliosa Tina Pica all'abbandono delle scene, che vive con suo marito e con un nipote seminarista.

L'episodio si apre con una Loren giunonica che coperta solo di un lenzuolo, che di fatto però lascia scoperta solo una spalla, e successivamente un ginocchio, esce fuori la terrazza portando con sé due vasi ricolmi di fiori e coperti dal cellofan che lei candidamente toglie dai vasi e lancia giù dal balcone, almeno il primo, poi si accorge che sull'altro terrazzo ci sono persone e il cellofan del secondo vaso lo lancia all'interno della propria terrazza.

Questi due gesti, uscire svestita sul terrazzo e lanciare le cose dal balcone nel momento in cui non si è osservati probabilmente sono una trovata cinematografica, una maestria registica, per farci subito entrare in un clima di pregiudizio, di questa ragazza non sappiamo ancora niente, ancora non ha parlato, ma possiamo intuire i suoi "facili costumi" e la sua scarsa educazione.

Così non ci risulta difficile identificarci nelle rimostranze della vecchia signora nelle scene successive.

La scena che più ci interessa è la scena in cui, di sera, la signora anziana trova il nipote seminarista a dialogare con la giovane meretrice, ed è palese che il giovane non ha capito nulla del lavoro della ragazza ed è visibilmente affascinato da lei, ed è dal dialogo con il ragazzo che si capisce che la ragazza fa la prostituta per aiutare il padre malato, e che il suo mestiere non le piace, si evince il suo senso di vergogna al punto da dire al ragazzo che come lavoro fa la "manicure", nel frattempo parlano lui del seminario e lei della sua vita, e anche di religione e di quali santi pregano, arriva la nonna del ragazzo, che sa bene il vero lavoro della ragazza quale sia e intima al nipote di rientrare in casa e andare a dormire, a questo punto la ragazza saluta educatamente la signora e questa le risponde duramente "non la conosco". Parte così un dialogo che è molto importante ai fini del nostro discorso

"buona sera signora"

"non la conosco"

"adesso mi conosce"

"non la conosco e neanche mio nipote la conosce"

Andando via il ragazzo saluta la Loren educatamente

"Umberto vai al letto!" gli intima la nonna "domani faccio alzare un muro qui! Per fortuna che mio nipote domani se ne va!"

Il ragazzo sentendo il tono duro e sprezzante della nonna torna indietro

"Nonna io non vado se tu non domandi scusa alla signorina!"

"piuttosto la morte!" gli risponde la nonna

Il ragazzo si rivolge alla Loren "signorina mi scusi"

La Loren a lui "prego prego"

La nonna a questo punto attacca "lasci stare questa creatura non è mica uno di quelli che frequentano casa sua! Questa è una creatura santa!"

La Loren oramai spazientita "a casa mia ci viene solo gente seria, importante" fa un elenco di cavalieri del lavoro e di deputati e poi aggiunge "anche Tommasi quello delle paste alimentari" e accennando ad uno scatolo sul terrazzo della signora "e vedo che lei la mangia la pasta Tommasi"

"e non la mangerò più!" risponde la signora e aggiunge "domani manderò una carta fra gli inquilini, tutti la firmeranno, così lei andrà via da questo palazzo! Siamo stanchi di questo andirivieni, lei da scandalo! Ieri ne ho contati quattro!"

Oramai la lite è aperta la Loren si difende "ma mi vuole mettere il coprifuoco? Il tassametro? Tre si e quattro no? I miei clienti è tutta gente educata! Che cammina in punta di piedi"

L'anziana donna per niente colpita rincara la dose "lei andrà all'inferno, anima e corpo, glielo dico io, si vergogni! Io la denunzio!"

Il nipote della signora rimasto in disparte per tutto lo scambio si ribella e intima alla nonna di finirla.

Mettiamo un attimo in pausa il film, fino ad ora abbiamo visto solo tre persone: una prostituta, un ragazzo che non sa che ha di fronte una prostituta, e una anziana che invece sa bene che lavoro faccia la ragazza, e sono vicini di casa.

Immaginiamo che nel nostro palazzo viva una prostituta, molto probabilmente, e senza polemica, finché non fossimo al corrente del suo lavoro potremmo avvicinarci e comunicare con lei in maniera libera e spontanea come fa il ragazzo del film che semplicemente dialoga con una persona, sicuramente affascinato dalla sua bellezza, ma senza preconcetti dialoga e ascolta e permette anche a noi di cogliere aspetti più profondi della ragazza, ma se conoscessimo prima di entrare in contatto con lei il suo mestiere, come reagiremmo? Non facciamo gli ipocriti e ammettiamo che probabilmente le rimostranze della nonna sarebbero, almeno inizialmente, rimostranze anche nostre, e tutto psichicamente si collega a quel lenzuolo iniziale solo apparentemente casuale, quel vedo non vedo che diviene il simbolo principale dell'attivazione psichica che si innesca nel momento in cui, non vediamo la vicina prostituirsi, ma sappiamo che si prostituisce, una attivazione psichica che si basa su quel poco che si vede e che di fatto colma le lacune del "non vedo" con tutta una serie di ipotesi ed immagini che possono non essere reali.

Una prostituta in condominio, anche se non sentiamo un solo rumore o non abbiamo alcun fastidio obiettivo dalla sua presenza, magari corretta nell'utilizzo di spazi e di orari, o che da fastidio come ognuno di noi può fare, magari gettando le cose dal balcone, infastidisce comunque, per principio, per "morale" o "moralismo".

Favoreggiamento alla prostituzione; nessun reato se il canone di locazione non è esagerato

Quell'andirivieni di persone, tollerato e per nulla deprecabile, in caso di professionisti moralmente accettati, nel caso della prostituta apre lo spazio all'immaginazione, alla morbosa curiosità di ciò che accade all'interno di quelle mura, che ci può spaventare perché attribuito ad una morale scarna che può "infettare" le menti più deboli, i ragazzini, le ragazzine, i mariti fedifraghi o anche può attivare sentimenti di invidia per guadagni "facili" o per promiscuità segretamente desiderate.

Insomma una prostituta in condominio, uscendo dal discorso legale per adesso, in termini strettamente psichici attiva tutta quella parte legata alle perversioni polimorfe teorizzate da Freud e che richiamano allo sviluppo psicosessuale di tutti e le riattualizza in maniera non sicura e protetta come la visione di un film.

Noi generazione di 50 sfumature di ogni colore possiamo contattare i nostri pruriti se visti sul grande schermo e relegati sul piano della finzione ma non possiamo tollerare che questa finzione sia anche solo lontanamente trasferita nella realtà, figuriamoci alla distanza di un ballatoio o di una rampa di scale.

Nel momento in cui sapessimo che si tratta di una prostituta come minimo non vorremmo averci nulla a che fare e anche noi come la nonna del film cercheremo in tutti i modi di allontanare da lei, noi stessi, figli, parenti, mariti, nipoti, vorremmo anche noi innalzare il "muro".

Mentre nel 1963 la prostituzione era ancora ritenuta un reato oggi le cose legalmente sono cambiate, e il caso riportato nella fattispecie del film calza proprio a pennello in quanto nemmeno l'"io la denunzio" della signora potremmo pronunciare.

Oggi il reato è il favoreggiamento della prostituzione e non la prostituzione in sé per cui se non abbiamo prove che il padrone di casa sia al corrente e tragga "vantaggio economico" dalla prostituzione dell'inquilina o che ci sia una attività illecita di cui la prostituta in quel caso è vittima in prima persona ovvero non ci sono protettori o sfruttatori della stessa e la sua attività viene svolta in totale, autonomia, discrezione e senza arrecare disturbo alla vita condominiale, di fatto, oltre che sentirci offesi nel nostro moralismo non potremmo far altro che arrenderci all'evidenza che in casa propria ognuno fa quel che gli pare, e quell'andirivieni di persone sarebbe simile all'andirivieni che c'è se nel condomino sono presenti studi medici, commerciali o simili.

Insomma se non c'è reato la questione si sposta esclusivamente sul piano psichico/relazionale e sotto questo aspetto possiamo rimettere play.

Dopo l'accesa discussione con l'anziana Signora la Loren nei panni di Marta torna in casa e parlando con il suo cliente interpretato da Mastroianni e giunto in quel sottolinea un aspetto importante proprio in termini condominiali.

"ma do scandalo io? Vado mica a far l'amore sul terrazzo io? Non è vero che prego sempre tutti di non urlare, di abbassare la voce?"

Successivamente Marcello Mastroianni le chiede di andar via con lei a Bologna e lei ancora presa e scossa dalla lite con l'anziana vicina

"non me ne vado da qui non gliela do sta soddisfazione alla vecchia! Anzi, sai che faccio? Sto appartamento me lo compro! Così le do fastidio tutta la vita!"

Rimettiamo pausa, in termini condominiali, possiamo dire che di fatto l'unico comportamento della donna che arreca disturbo alla vita comune in tutto il film è proprio quel cellofan gettato dal balcone nei primissimi secondi di scena, ma per il resto viene sottolineato come la sua attività sia autonoma, discreta e svolta nella preoccupazione di non disturbare i vicini; in pratica esattamente la situazione che oggi non si potrebbe impugnare in termini legali, ma che si gioca esclusivamente sul piano di giudizio/pregiudizio e sul piano di prevaricazione/prepotenza ovvero solo ed esclusivamente sul piano relazionale e psichico. "Resto qui a darle fastidio tutta la vita!" È proprio il tipico pensiero che attraversa tutti noi quando nella vita condominiale sentiamo che qualcuno sta sconfinando senza diritto nel nostro spazio, un moto dispettoso e di rivalsa che tenta di ribaltare il piano della prevaricazione in una dinamica di potere che si può tranquillamente applicare alle questioni più quotidiane: dal posto auto ai rumori ai panni stesi e che si gioca sempre e solo sulla gestione psichica dei confini e degli spazi come già abbiamo più volte sottolineato.

Ma la maestria e la lungimiranza psichica di questo episodio del film esplodono quando la signora anziana è costretta a bussare alla ragazza e ad andare a chiederle aiuto perché, benché lei abbia detto al nipote che si tratta di una prostituta, questo non credendo alla nonna, e innamorato della sua vicina, ha deciso di smettere l'abito talare e di uscire dal seminario.

Nonostante la signora entri in casa della ragazza accusandola di averle rovinato la famiglia, quest'ultima preoccupata dalle lacrime della anziana donna la fa entrare le offre da bere, la calma, e finalmente le due dialogano.

Non sono più la vecchia inacidita e la meretrice da evitare ma due donne portatrici di due pensieri sicuramente diversi ma che nel momento del bisogno e muovendosi sul piano dell'emozione e non della cognizione/pregiudizio finiscono con il conoscersi e concordarsi per aiutare il ragazzo a riprendere la via abbandonata.

Parlando tra di loro l'anziana signora può conoscere la ragazza che magari costretta dalle necessità della vita a prostituirsi ma che è portatrice di desideri e pensieri comuni a qualsiasi altra ragazza della sua età e la ragazza può finalmente vedere che la durezza della anziana donna è il frutto dell'amore e della preoccupazione che nutre per il nipote.

Non volendo fare una disamina psichica del film ma avendolo utilizzato come "pretesto" per parlare di una situazione che può essere straordinaria ma che comunque si può verificare nella realtà della vita condominiale, quello che sembra assolutamente interessante del film è che coglie un aspetto che è assolutamente reale ovvero: solo quando accade qualcosa che obbliga ad accantonare il pregiudizio e permette alle "persone" di entrare in relazione al di là di ogni categoria di razza, lavoro, economica, religiosa etc, solo così si può giungere ad un accordo, ad una "civile convivenza" perché è solo l'entrare in relazione che permette di abbandonare le fantasie dell'altro in quanto nemico perché sostanzialmente sconosciuto.

In conclusione laddove non ci sia un chiaro reato la questione di un condomino o di una condomina che si prostituisce, è un problema che si muove su un piano solo ed esclusivamente psichico/relazionale e che solo da questo punto di vista va affrontato.

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