Il Governo ha sancito l'arrivo di un "bonus-acqua" per le famiglie italiane più disagiate. Inoltre, non sarà più possibile sospendere l'erogazione dell'acqua per morosità alle utenze domestiche che documentano il proprio stato di disagio economico.
Bonus acqua: 50 litri al giorno gratis. Il Governo ha deciso di garantire alla famiglie indigenti un "bonus acqua": 50 litri di acqua al giorno gratis per ogni componente della famiglia.
Inserito in un decreto attuativo del Collegato ambientale sulla tariffa sociale, il bonus è stato presentato dal ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, durante un convegno tenutosi a Roma nei giorni scorsi, relativo alla gestione delle risorse idriche: la VII conferenza di Diritto dell'energia organizzata da GSE.
Il ministro ha precisato: "la gestione socialmente virtuosa ed efficiente dell'acqua rappresenta un elemento qualificante per un Paese come il nostro, che non solo punta sulla tutela ambientale e la valorizzazione della biodiversità, ma che ha deciso di cambiare il suo modello di sviluppo, scegliendo la strada vincente per il futuro, quella sostenibilità ambientale, ma anche sociale ed economica".
E ha spiegato che "il decreto definisce il quantitativo minimo vitale necessario al soddisfacimento dei bisogni essenziali in 50 litri per abitante al giorno: un valore di 10 litri superiore a quello ottimale per garantire una vita umana dignitosa, indicato dall'OMS".
E ha continuato: "spetta all'Autorità per l'energia elettrica e il gas e il sistema idrico (AEEGSI) prevedere per gli utenti domestici o i nuclei familiari, di cui sono accertate le condizioni di disagio economico sociale, un bonus acqua corrispondente a questo minimo vitale". Per stabilire la condizione di bisogno delle singole famiglie, si farà riferimento all'Isee.
Proibito sospendere l'erogazione ai morosi indigenti. Il Ministero ha sancito un altro decreto che proibisce di sospendere l'erogazione dell'acqua per morosità "alle utenze domestiche in documentato stato di disagio economico sociale e quelle relative alle attività di servizio pubblico essenziale". In Italia accade spesso che l'accesso all'acqua sia particolarmente difficile.
A tal riguardo, il ministro ha puntualizzato: "Vi è la necessità di favorire investimenti adeguati che consentano il superamento del gap infrastrutturale i cui dati parlano chiaro.
Depurazione e fognatura presentano un gap del 20-25% con punte in alcune aree del paese che si attestano attorno al 50%.
La fornitura acquedottistica, per quanto copra il 95% del territorio, ha perdite consistenti con un valore medio di dispersione del 32% e punte in molte aree del paese, non solo al sud, dell'ordine del 40-45%". Tali dati segnano il distacco dagli altri Paesi europei, come la Germania e la Francia, dai quali siamo ancora molto lontani.
Francesco Sperandini, presidente di GSE, ha ricordato che quello idrico è un settore in cui si legano strettamente diversi aspetti: la risorsa idroelettrica, la sostenibilità, la regolazione e l'efficienza energetica.
E ha dichiarato la disponibilità di GSE a collaborare con le Istituzioni nel caso in cui volessero sostenere "iniziative di efficientamento nel settore idrico, non solo con i meccanismi già esistenti, ma anche con strumenti nuovi".
Tra accesso dell'acqua e gestione dell'acqua c'è differenza. Per quanto riguarda il decreto approvato alla Camera il 21 aprile scorso, che apre la strada ai privati sconvolgendo la scelta referendaria del 2011, Galletti ha dichiarato: "L'acqua è un bene pubblico, su questo non ci sono dubbi. La gestione dell'acqua è un'altra cosa.
E qui ci viene in soccorso la normativa comunitaria, che dice con molta chiarezza che la gestione dell'acqua può essere privata, in house (affidata all'ente locale tramite una sua società, n.d.r.) o esercitata da società miste. Noi ci riferiamo a quel modello europeo".