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L'importanza del controllo magnetoinduttivo negli ascensori condominiali

Controllare le funi degli ascensori condominiali è fondamentale per garantire la sicurezza degli utenti: scopri l'importanza del metodo magnetoinduttivo per una manutenzione efficace e conforme alle normative vigenti.
Ing. Bruno Vusini - AMC INSTRUMENTS 
6 Lug, 2022

Il controllo delle funi di un ascensore è una operazione che richiede particolare attenzione e scrupolo. Ricordiamoci che le funi di trazione assolvono a due importantissimi compiti.

Da un lato esse permettono il moto della cabina, dall'altro sono responsabili del mantenimento della stessa nella sua posizione. In altre parole, le funi 'tengono su' l'ascensore.

Per questo motivo esistono delle leggi e delle normative che regolano non solo gli intervalli di ispezione, ma anche le modalità con le quali è necessario controllare la presenza di rotture e di anomalie.

Nell'ambito delle funi per ascensori, da più di 10 anni, si sono affacciati sul mercato alcuni sistemi che consentono di rilevare in modo preciso e puntuale la presenza di fili rotti, sfruttando la stessa tecnologia in uso in altri settori, come quello del sollevamento merci.

Tali sistemi, denominati 'magnetoinduttivi', vengono oggi utilizzati da una percentuale minimale dei manutentori (ad esclusione di alcune multinazionali) che adottano ancora le stesse metodologie di un secolo fa. Tanto le funi non si rompono e, nel caso, c'è il freno di sicurezza.

I dati raccolti in questo decennio, più di 60.000 ispezioni con questa tecnologia, hanno consentito di tracciare un profilo interessante dello stato delle funi sugli ascensori che tutti noi prendiamo più volte al giorno, evidenziando una situazione che definirei 'anomala'.

Nel corso di questo breve articolo andremo a capire come funziona un sistema magnetoinduttivo, perchè andrebbe usato e perchè, invece, non si usa.

Come funziona il sistema di controllo magnetoinduttivo per le funi

La metodologia chiamata MRT (Magnetic Rope Test) è correntemente utilizzata in diversi settori, in alcuni dei quali è addirittura obbligatoria.

Essa utilizza un principio fisico relativamente semplice, basato su misure di campi magnetici dispersi dovuti alla presenza di anomalie sull'oggetto di misura. Vediamo quindi principi basilari del metodo, in modo da comprenderne il funzionamento.

Nella figura a lato possiamo osservare una semplice configurazione spesso utilizzata per fini didattici, in cui un campo magnetico è forzato da una struttura costituita da magneti permanenti e ferro a grani orientati.

Il campo prodotto dai magneti permanenti si richiude all'interno della fune, costituita da materiale ferromagnetico caratterizzato da una opportuna caratteristica magnetica, ovviamente non lineare.

Quando la fune non presenta alcun difetto, tutto il flusso magnetico fluisce all'interno di essa senza particolari dispersioni, salvo quelle dovute alla presenza dei trefoli. Nel momento in cui fossero presenti dei difetti, come ad esempio fili rotti, una quota parte del flusso magnetico subirebbe una deviazione, come si osserva nella figura inferiore.

Questo flusso disperso esce dalla fune entrando nell'aria sovrastante, 'saltando' letteralmente il difetto.

Ecco che nasce un effetto rilevabile da opportune sonde disposte in punti specifici del dispositivo, che dipende da come è fatto il filo rotto, dalla sua entità, dalla sua disposizione nella fune.

Il risultato finale è un grafico, di facile lettura, che mette in evidenza la presenza di fili rotti, usura, distorsioni.

Quello che bisognerebbe identificare quando si fa una ispezione della fune e che, spesso, da un esame visivo, non si riesce a rilevare.

Il metodo ha però anche una seconda valenza, meno 'tecnica' ma più 'legislativa'. Esso è l'unico modo che abbiamo per avere la certezza che le funi sono state controllate.

Già, perchè non ci dimentichiamo che ad oggi abbiamo un rapporto, spesso minimale, in cui il manutentore scrive una frase, a volte sibillina, sullo stato di usura delle funi.

Parole come 'fune ok', 'buona', 'qualche filo rotto' sono purtroppo lo standard e, dalle immagini che verranno presentate successivamente, può capitare di chiederci 'ma le avranno controllate per davvero? Come è possibile che queste funi siano ancora in opera?'.

Ovviamente il comune utente e, spesso, l'amministratore, non possono rendersi conto delle condizioni delle funi perchè per loro sono solo uno degli organi tecnici che fa parte dell'impianto, ma non dimentichiamoci mai che quando prendiamo l'ascensore tutti noi facciamo un atto di fede in chi ha manutenuto l'impianto stesso.

Pur essendo l'ascensore un sistema molto sicuro, la sicurezza dietro la quale talvolta ci si ripara dipende dal modo in cui è stata fatta la manutenzione. Ma andiamo oltre

Responsabilità legale e normative per la manutenzione delle funi degli ascensori

Qui la legge è imperativa: 'Le funi e i loro attacchi devono essere controllate minutamente'. Si tratta del DPR162/99, che attribuisce al manutentore l'onere della verifica, ma all'amministratore e al condominio la responsabilità del controllo.

Cosa significa? Significa che se succede un problema, l'amministratore e anche i condomini ne dovranno rispondere eventualmente insieme a chi ha tenuto la manutenzione.Una cosa però importante è che il condominio è sempre responsabile di quanto avviene a causa della cattiva (o inesistente) manutenzione delle cose comuni.

Una verifica non eseguita sulle funi di un ascensore equivale ad una mancanza manutentiva. Come fa il condomino ad accorgersene? Come faccio io. Richiedendo i verbali delle verifiche di una cosa che, in fondo, è anche sua.

La legge ovviamente non può prevedere la modalità operativa con la quale eseguire le verifiche nè tantomeno i criteri di scarto. Per questo ci pensano le normative, che a tal proposito sono decisamente esaurienti.

In ambito ascensoristico abbiamo la UNI ISO4344 e la EN12385, quest'ultima armonizzata, che definiscono da un lato i criteri di scarto, e dall'altro i contenuti del manuale di uso e manutenzione della fune, sulla quale il riferimento normativo dovrebbe sempre essere presente.

Il manutentore, ma anche l'amministratore di condominio, dovrebbero sempre avere chiaro il quadro della situazione, anche perchè al di là delle considerazioni legate alla sicurezza, in particolare le funi sono citate più volte nel DPR162.

Purtroppo, contrariamente a quanto si possa pensare, la UNI ISO4344 è ai più sconosciuta. Mi è capitato personalmente più volte che manutentori ed enti notificati facessero riferimento a leggi oramai vetuste, come il DPR1497 del 1962 (!) o ad altri riferimenti oramai abrogati.

Per questo, ed altri motivi, l'UNI ha deciso di produrre una specifica tecnica che potesse fare chiarezza una volta per tutte.

Il documento è la UNI/TS11807, pubblicata intorno a metà marzo 2021, dopo una fase di gestazione di circa 5 anni, durante i quali si è cercato di capire come pubblicare un documento in grado di essere utilizzato come vera e propria guida.

Andremo a descrivere, a grandi linee, alcuni passaggi interessanti della norma, in particolare sulla parte nella quale il metodo magnetoinduttivo viene descritto e normato.

Siamo quindi a posto, potremmo dire. Esiste un documento che ci spiega come fare le cose per bene. Più o meno.

Una delle cose che più mi colpisce è la capacità della gente (quasi competente) di sminuire l'importanza di una norma, o specifica tecnica che sia, adducendo al fatto che intanto non sono obbligatorie. Questo comportamento si ha un po' dappertutto.

Nel settore del sollevamento merci in Italia si è creato un polverone importante quando la UNI ISO4309:2019 è stata pubblicata.

In questa norma, attesa in tutta Europa, si introduceva il metodo magnetoinduttivo come principale metodologia di controllo per i difetti interni delle funi.

Decine di soggetti, tra cui anche una associazione, si sono premurati di ricordare al mercato che il metodo non è obbligatorio e la stessa norma è opzionale, rimarcando l'importanza del ruolo del manutentore.

Un modo elegante per dire: non facciamo più di quello che impone la legge, e quando la legge dice di applicare le norme, per cortesia, rimaniamo nel dubbio. Tanto non succede niente.

Quello che molti tecnici fanno finta di non capire è che la legge dice di fare una buona manutenzione alle funi. La legge non dice di usare il metodo visivo, i raggi X, lo straccio, quello che volete.

La legge dice che bisogna mantenere minutamente le funi sotto controllo, utilizzando i criteri di scarto indicati nelle norme o nel manuale di uso e manutenzione della fune. Basta. E' il tecnico che decide cosa usare per fare questo mestiere. Le norme ci dicono quello che è lo stato dell'arte. Fino a quando va tutto bene, non ci sarà mai nessun problema.

Quando succede un incidente è però necessario capire se è stato fatto tutto quello che si poteva fare, al di là delle più basilari regole del buon senso.

Fa un po' impressione, in un momento in cui 'nuove' tecniche vengono proposte con il fine unico di aumentare la sicurezza, dover sempre specificare che 'comunque non sono obbligatorie' perchè altrimenti le associazioni di categoria potrebbero male interpretare la presentazione o l'intervento. Eppure funziona così.

Detto questo, vediamo cosa dice la UNI/TS11807 a proposito del metodo magnetoinduttivo, grande 'novità' del settore anche se, come detto, già circa 15000 impianti all'anno vengono sottoposti a questo test.

La UNI/TS 11807 e il metodo magnetoinduttivo

Come detto, la specifica tecnica introduce la metodologia a partire dalle sue basi. Viene quindi indicato il significato di termini tecnici come 'testa di misura', 'discontinuità localizzata', 'saturazione magnetica' e molti altri.

Lo scopo è ovviamente quello di spiegare in modo semplice e chiaro quello che normalmente si trova in una bibliografia scientifica non accessibile a tutti.

Nel prospetto 1, una tabella di chiara lettura, si definiscono i tipi di deterioramento che è necessario valutare in una fune metallica, come fili rotti, usura, etc.., accanto ai metodi di valutazione.

Qui il visivo rimane il principale, ma si affaccia per la prima volta nella storia anche il magnetoinduttivo, come opzione a disposizione del manutentore.

Quindi è sempre sufficiente effettuare un controllo visivo? Qui si può aprire una parentesi decisamente interessante.

Iniziamo col dire che nel settore di controlli non distruttivi, il metodo visivo è regolato da una norma che si chiama ISO9712. Questo vale naturalmente per i controlli di qualità e per le ispezioni speciali su particolari di vario genere.

Il metodo visivo viene utilizzato ogni qualvolta si vuole mettere in risalto un difetto visibile, che cioè non necessita di particolari tecniche di indagine supplementare. Un foro su una lastra, è un difetto visibile, così come lo è un taglio su un tubo.

Nel mondo della ISO9712 i tecnici abilitati sono sottoposti a particolari esami visivi per accertare che il loro strumento di misura (gli occhi) sia all'altezza della situazione e vengono istruiti ad hoc per sapere esattamente cosa cercare.

Nel settore delle funi la situazione cambia. Il metodo visivo non è un tipo di esame regolato da normativa, effettuato in ambiente di luce controllata, e soprattutto non esiste un report in grado di capire esattamente cosa ha fatto il tecnico.

Qui il concetto di visivo si modifica perchè assume spesso il significato di 'quello che il tecnico vede durante la prova', che è ben diverso da 'quello che è esterno e quindi visibile'.

Il numero massimo di fili rotti ammissibili, in determinate situazioni, si riduce a 4. E vedere 4 fili rotti (fili, non trefoli) su una fune è molto complicato.

Se a questo sommiamo le tempistiche molto ridotte che devono essere rispettate per questioni economiche e la scarsa conoscenza di molti tecnici del settore, comprendiamo come mai molti impianti in esercizio hanno le funi che dovrebbero essere sostituite da tempo.

Mi è capitato, durante un webinar dedicato proprio alle funi, di chiedere provocatoriamente al relatore se nell'esame visivo bisognava riuscire a vedere il singolo filo rotto. La sua risposta è stata 'ma no, un filo rotto non è nulla'.

Questo modo di pensare va modificato pesantemente perche? se è vero che un filo rotto da solo non pregiudica in alcun modo la sicurezza di una fune, è però anche vero che la norma ci chiede di rilevare qualsiasi difetto visibile.

Inoltre se non mi pongo come obiettivo di cercare il singolo, siamo sicuri che sia in grado di vederne due O tre? Con tre sullo stesso trefolo siamo al 75% dello scarto.

Ma quindi una fune si rompe con 4 fili rotti? No, i criteri di scarto definiti dalla normativa consentono di mantenere un sufficiente grado di sicurezza, per cui anche quando raggiungo i massimi livelli ammessi l'ascensore non crolla.

Tuttavia, l'evoluzione delle rotture su una fune non è lineare. Mano a mano che i fili rotti crescono, il tempo necessario per averne uno nuovo diminuisce.

Ecco che i limiti servono proprio a capire quando è arrivato il momento di sostituire la fune in modo da evitare che nel giro di poco la situazione diventi completamente incontrollabile.

Per questo motivo il capitolo dedicato all'esame visivo nella specifica tecnica è estremamente particolareggiato, con indicazioni sulla corretta illuminazione, fotografie di esempi pratici e molte tabelle per i criteri di scarto.

Proprio a proposito dei criteri di scarto e della sconsiderata abitudine di concentrarsi su macro rotture (per le quali la fune va immediatamente in scarto e bisogna bloccare l'impianto), tra i criteri ne abbiamo uno relativo ai cosiddetti 'valley breaks', o 'fili rotti nel punto di contatto tra i trefoli'.

Queste sono tipologie di rotture molto insidiose, estremamente difficili da identificare e sono caratterizzate dall'avere uno dei capi del filo rotto che non è visibile.

Si vede solo un filo che esce dalla fune senza poter identificare l'altra estremità.

La pericolosità di un difetto del genere nasce dal fatto che esso potrebbe essere lo specchio di una situazione interna (quindi non visibile) oramai compromessa. Quando su una fune ho un filo rotto di questo tipo, è necessario procedere allo scarto.

Ecco quindi che anche un singolo filo rotto può assumere un significato importantissimo.

Il magnetoinduttivo in questo contesto si inserisce molto bene, poichè permette l'identificazione di tutti i difetti, esterni ed interni, visibili o meno, e garantisce al manutentore e al condominio un grafico che prova innanzitutto che la verifica è stata fatta, e in secondo luogo li tutela da problemi che possono avvenire successivamente.

Immaginiamo che accada un incidente dovuto ad una delle funi e che la magistratura inizi il suo corso.

Verranno richiesti gli ultimi verbali, per accertarsi che le verifiche siano state fatte nel modo corretto.

Immaginiamo che nel verbale del manutentore ci sia scritto 'trovato qualche filo rotto'.

Quanti? Dove? Perchè non è stata sostituità Se erano meno di quelli indicati da normativa, perchè non è stato scritto? Ricordiamoci sempre qual è il peso che ci si porta dietro quando si firma un verbale.

Si fotografa una situazione esistente e si ammette che l'impianto continui a funzionare, ma questo esito deve necessariamente essere supportato da evidenze.

Un grafico, in questa situazione, risolve la problematica perchè mostra esattamente lo stato di usura della fune e consente di legittimare la propria scelta. Questo vale per il manutentore ma anche per l'amministratore ed il condominio. Sono loro che hanno l'obbligo di tutelare le cose comuni, l'abbiamo già detto.

Infine il verbale. Il verbale deve essere completo e dettagliato e deve indicare come è stata fatta la prova e quali tipi di difetti sono stati riscontrati.

Il verbale deve essere il risultato dell'ispezione e deve essere il modo con il quale il manutentore comunica l'esito.

Se la fune può essere mantenuta in opera deve essere indicato cosa è stato trovato e perchè possiamo evitare la sostituzione. Viceversa, se la fune è da sostituire dobbiamo sapere perchè.

Casi pratici di ispezione delle funi con risultati preoccupanti

È ora interessante, dopo aver letto un po' di nozioni basilari, vedere cosa talvolta capita di trovare in giro. Inutile dire che tutte queste funi erano in esercizio.

Ecco il primo. Imbarazzante, a dir poco.

Eppure questo impianto è passato al vaglio di numerose verifiche semestrali e di almeno una biennale. Noi abbiamo ricevuto i dati di questo impianto per 3 volte consecutive. Alla quarta siamo andati a controllare di persona, trovando questa situazione.

Qui la cosa è pericolosa sul serio e non mi capacito di come l'impianto non sia stato fermato.

Al di là dei 5 fili rotti nell'immagine di sinistra (fuori norma), ciò che colpisce è la profonda deformazione di tutte e quattro le funi nello stesso punto. Qui a lato mostro il grafico di una delle funi. Gli altri 3 sono molto simili. La lettura del diagramma ha comportato da parte nostra uno scarto immediato. Così non è stato.

Responsabilità? Manutentore, ente notificato e condominio, che sicuramente era stato avvisato.

Passiamo a quello successivo, che mette in luce una situazione diversa, ma grave allo stesso tempo. In questo caso sia l'ente che il condominio si erano rifiutati di concedere la sostituzione. Il manutentore avrebbe dovuto bloccare l'impianto immediatamente, ma sappiamo come funziona. Di nuovo ci siamo mossi direttamente, con un reportage fotografico corredato di video.

L'immagine a lato è iconica come un brand di lusso, e per questo la faccio vedere sempre perchè è molto interessante a livello didattico. Accanto al dito del collega ci sono 3 fili rotti a fatica, e poco sotto l'unghia ce n'è un quarto. Risultato, scarto secondo la ISO4344.

L'interesse per questo caso specifico è legato al fatto che si vede benissimo come sia difficile identificare il filo rotto a fatica attraverso l'ispezione visiva.

Noi l'abbiamo trovato perchè dal grafico sapevamo dove cercare, ma normalmente questa informazione non è nota.

Certo, ci sono dei tratti notoriamente più sollecitati di altri, ma parliamo di decine di metri da analizzare punto per punto. Un esame del genere richiede ore.

In questo caso lo stato della fune non è certamente drammatico come quello precedente, e per questo è stato completamente ignorato sia dall'amministratore che dall'organismo notificato.

Il manutentore, che anche in questo caso avrebbe dovuto fermare l'impianto, ci ha richiesto un ulteriore sopralluogo per identificare le problematiche. A valle della corretta analisi delle funi, queste sono poi state sostituite.

Altro caso, sempre in nord Italia. Di nuovo un grafico decisamente 'impegnativo', con suggerimento da parte nostra di effettuare immediatamente la sostituzione.

In questo caso ci siamo accorti della problematica perchè continuava ad arrivarci il dato dello stesso impianto da analizzare, anno dopo anno, nonostante l'esito fosse 'sostituire' già 4 anni addietro.

Telefonato al manutentore abbiamo appreso che lui ha proposto la sostituzione all'amministratore, il quale ha chiesto un parere all'ente notificato.

Quest'ultimo ha ignorato le analisi effettuate dal manutentore ed ha suggerito di mantenere in opera le funi.

Come nei casi precedenti, qui si passa da un discorso puramente tecnico ad uno legislativo.

Una serie di soggetti ha deliberatamente ignorato un esame specialistico, effettuato con uno strumento di misura oramai definito come 'lo stato dell'arte', a fronte di un rapido e non decisivo esame visivo.

L'esito dell'ente è stato 'Funi usurate o n. fili rotti contenuto (sezione fili rotti < 10% della sezione iniziale)'. Qui rabbrividiamo in quanto anche il riferimento per i criteri di scarto è sbagliato. Si cita infatti il DPR1497 del 1962 invece della UNI ISO4344. Ma soprattutto si capisce, guardando le funi, che nessuno ha fatto mezza misurazione.

La presa di posizione in questo caso è difficilmente spiegabile, così come il carico di responsabilità che i soggetti avrebbero avuto in caso di incidente.

Anche in questo ci siamo mossi personalmente per capire cosa era successo e abbiamo ripetuto l'esame magnetoinduttivo, seguito da una prova visiva. A causa delle cattive condizioni di illuminazione, l'impresa di rilevare visivamente le rotture è stata molto complessa.

Abbiamo speso circa un'ora sull'impianto, rilevando solo una piccola parte di quanto la strumentazione segnalava, segno questo che molti difetti erano interni o in zone poco accessibili.

Abbiamo però proceduto ad una misurazione del diametro in uno dei punti indicati dal dispositivo, rilevando una variazione non ammessa dalla norma, di quasi il 7%.

A questo punto qualcuno potrà obiettare dicendo che è sufficiente avere il calibro con sè, senza necessità di fare esami specialistici. Rispondo affermando che l'ente notificato aveva il calibro (almeno così c'è scritto nel verbale) e quindi poteva usarlo.

Ma anche se avesse fatto i rilievi, il diametro non varia allo stesso modo in tutta la fune. Ci sono zone più stressate e altre meno. Un diagramma dice esattamente dove guardare.

Concludo con un paio di immagini, esemplificative di cosa si può trovare su un ascensore. Beninteso, non è sempre così. Molti manutentori fanno le cose come devono essere fatte, ma spesso le funi sono al fondo della scala di interesse.

Casi come quelli indicati dalle immagini qui sotto riportate sono un esempio di cosa non bisogna fare. Purtroppo si interviene quando oramai è troppo tardi, compromettendo non solo la funzionalità dell'impianto, ma anche la sicurezza dei passeggeri.

Statistiche sulle ispezioni delle funi e necessità di sostituzione

A valle di quanto sopra viene da chiedersi quale sia la reale differenza tra gli esiti di una normale verifica visiva, spesso definita sufficiente e una prova magnetoinduttiva, definita come stato dell'arte. Il grafico a torta qui riportato chiarisce questo punto.

Su un campione di circa 50.000 impianti testati, nel 23% dei casi le funi erano da sostituire.

Questo significa che c'erano circa 11.000 impianti le cui funi erano usurate più di quanto consentito.

E' un numero che fa impressione, soprattutto se pensiamo che ogni ascensore in Italia deve essere controllato almeno una volta ogni 6 mesi.

Interessante anche rilevare che quando il manutentore indicava che le funi erano da sostituire, questo corrispondeva al vero solo nel 18% dei casi, mentre quando indicava che le funi potevano essere mantenute in servizio, nel 65% dei casi queste dovevano essere sostituite.

Nella stragrande maggioranza dei casi, circa il 70%, l'esito del manutentore era incerto ('trovati fili rotti', 'segni di usura'...).

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