Il Tribunale di Como con l'ordinanza del 21 giugno 2018 ha dato ragione a un residente di piazza De Gasperi, centro città, che si lamentava per il troppo rumore causato da bar e ristoranti. Il giudice ha deciso che i locali devono chiudere alle 23.
Si ringrazia per la segnalazione dell'interessante sentenza lo Studio Legale Assolex.it
La vicenda. La controversia era stata avviata da una coppia con abitazione in affaccio diretto su una piazza frequentata dai clienti di bar e ristoranti Questi lamentavano l'eccessivo rumore proveniente da un locale al quale era stata concessa l'occupazione del suolo pubblico con i tavolini all'aperto.
Il problema acustico, con emissioni sonore eccessive, era stato documentato e confermato anche in una relazione della polizia locale. Per tali motivi, il cittadino chiedeva l'intervento dell'amministrazione comunale.
Il provvedimento del Tribunale di Como. Fallito il tentativo di mediazione dell'amministrazione comunale, la «guerra dei tavolini» è approdata in tribunale. Il Ctu aveva rilevato il superamento dei limiti di accettabilità amministrativa e di tolleranza giurisprudenziale delle immissioni acustiche.
Il rumore raggiungeva valori di attenzione tali da rappresentare un rischio per la salute umana e l'ambiente di vita.
I proprietari degli esercizi si erano opposti e il Comune aveva sostenuto che il Tribunale non fosse competente.
Il Tribunale di Como ha però disatteso l'eccezione di carenza di giurisdizione sollevata dal Comune, affermando che la posizione giuridica soggettiva doveva essere qualificata come diritto soggettivo da identificarsi nel diritto alla salute, diritto inviolabile ed assoluto.
Proprio per tutelare la salute il giudice ha imposto a tutti i locali il silenzio alle 23, un'ora dopo rispetto alle 22 chieste dal residente. Fino a quell'ora, i clienti possono restare seduti ai tavolini all'aperto ma è previsto comunque il divieto di diffondere musica o fare altre attività che provochino rumori eccessivi.
Il provvedimento prevede anche l'obbligo per i locali di predisporre un servizio d'ordine per garantire che non ci siano assembramenti all'esterno dei locali.
Al Comune di Como, inoltre, il giudice ha imposto di vigilare rigorosamente sul rispetto delle prescrizioni e di incrementare il controllo sulla piazza in orario notturno.
Il diverso precedente del Tribunale di Brescia. Con tale sentenza (n. 2621 del 26 settembre 2017), il giudice ha condannato il Comune per non aver adottato un servizio di vigilanza contro la movida notturna. In tale vicenda, i proprietari di un immobile sito nel centro storico convenivano in giudizio il Comune di Brescia poiché, a causa dell'apertura di numerosi locali notturni nella zona, centinaia di persone sostavano lungo la via a tarda notte schiamazzando e vociando.
Tali immissioni erano intollerabili, in quanto impedivano agli attori il riposo notturno e la possibilità di dedicarsi alle normali attività quotidiane, come guardare la televisione o leggere un libro.
Per tali motivi, il comune di Brescia è stato condannato non solo al risarcimento del danno in favore della coppia proprietaria dell'immobile, ma ha imposto all'ente comunale di impiegare gli agenti per far sgomberare le persone rumorose dalla strada di sua proprietà.