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andreaxxyxx

Riparto del riscaldamento centralizzato - Quota fissa

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Un vostro parere su questa metodologia di riparto del riscaldamento centralizzato.

 

Nel condominio, le spese di riscaldamento sono presentate come composte da:

 

  • una componente energetica (teleriscaldamento) e da
  • una componente gestionale (contabilizzazione e manutenzione).

 

La componente energetica viene poi ripartita su quote "consumo" e quote "fisse".

 

Le spese "gestionali" sono ripartite ed addebitate secondo una tabella di millesimi energetici (calcolati includendo l'impatto di eventuali migliorie come cappotti e/o infissi effettuate da alcuni condomini presenti all'atto della redazione della tabella).

 

La componente energetica (=consumi combustibile, espressi in kWh) viene appunto suddivisa in quota consumo (66%) e quota fissa (34%). La quota consumo viene ripartita in base alle letture dei contatori, la quota fissa sulla base dei millesimi energetici come per le spese gestionali.

 

Ergo: la quota "fissa" non è fissa, varia e dipende dai consumi generali.

 

E' corretta la metodologia?

 

[Mettendo delle cifre e facendo un caso limite (ovvero il non utilizzo del riscaldamento centralizzato): il totale del costo del condominio è €30.000, di cui solo €1.200 di componente gestionale. Un condomino con circa 40/1000 pagherebbe 48 euro di spese gestionali, zero di quota consumo ma 40/1000 del 34% dei consumi (pur essendo le sue letture a zero dato che non usa il riscaldamento centralizzato), ovvero €392 euro, per un totale di circa €440].

 

Grazie, molto chiaro. A questo punto è evidente che il punto critico è determinare il peso del "consumo involontario", in modo che non si vada a penalizzare chi, per qualsivoglia ragione, voglia usare il meno possibile il riscaldamento centralizzato ed averne un beneficio economico conseguente (se c'è poca correlazione tra uso e spesa non scattano meccanismi virtuosi di autoregolazione). 

 

Cosa dovrebbe andare a coprire questo "prelievo involontario"? Se si parla di considerare le dispersioni nei muri per il riscaldamento che si fa arrivare in casa, tali dispersioni non dovrebbero esserci se uno il riscaldamento centralizzato non lo usa... se invece copre il riscaldamento che si assorbe dai piani superiori/inferiori, il costo associato dovrebbe comunque essere proporzionato... 

andreaxxyxx dice:

Grazie, molto chiaro. A questo punto è evidente che il punto critico è determinare il peso del "consumo involontario", in modo che non si vada a penalizzare chi, per qualsivoglia ragione, voglia usare il meno possibile il riscaldamento centralizzato ed averne un beneficio economico conseguente (se c'è poca correlazione tra uso e spesa non scattano meccanismi virtuosi di autoregolazione). 

 

Cosa dovrebbe andare a coprire questo "prelievo involontario"? Se si parla di considerare le dispersioni nei muri per il riscaldamento che si fa arrivare in casa, tali dispersioni non dovrebbero esserci se uno il riscaldamento centralizzato non lo usa... se invece copre il riscaldamento che si assorbe dai piani superiori/inferiori, il costo associato dovrebbe comunque essere proporzionato... 

È un discorso abbastanza complicato, più 'politico' che tecnico.

 

Questo anche perchè è impossibile 'misurare' o anche già stimare ad es. le trasmissioni di calore tra un appartamento all'altro, inquanto dipendono in grandissima parte direttamente dal comportamento futuro dei singoli utenti.

 

Una buona scelta per la quota fissa è dal 30% al 50% (massimo consentito dalla legge).

 

Lo scopo della ripartizione dei costi in base ai consumi è la motivazione all'uso intelligente del riscaldamento (e l'ACS). E anche una quota fissa relativamente alta porta a questo risultato.

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