Il ministero della giustizia deve emanare un decreto contenente le indicazioni sulla formazione iniziale e periodica degli amministratori di condominio nonché i requisiti dei soggetti in grado di erogarla.
Fino all'emanazione del decreto Destinazione Italia, oggi legge n. 9 del 2014, è stato un proliferare di associazioni ed enti che dispensavano corsi di formazione ed aggiornamento per gli amministratori.
Adesso che si è in attesa di conoscere il decreto del ministero in molti restano in stand-by tranne qualcuno che continua, beffardamente, a dire che i propri corsi sono gli unici in grado di certificare la possibilità di esercitare l'attività di amministratore.
Nel frattempo i soliti ben informati, lo si è letto sul web, nei forum, nei social network e sui giornali dopo l'intervista rilasciata agli inizi di aprile da Cosimo Ferri, sottosegretario alla giustizia, parlano di un possibile orientamento ministeriale che suona più o meno così: “chiunque potrà dispensare corsi di formazione iniziale e periodica ma potrà farlo solamente a determinate condizioni”.
Un qualcosa del genere: “I corsi devono durare X ore e devono essere tenuti da persone con ben precisi requisiti”.
Sul monte ore e sui requisiti al momento girano solamente voci che lasciano il tempo che trovano.
Si spera che nell'elaborazione del decreto, il ministero tenga conto della multidisciplinarietà della figura dell'amministratore e non si limiti a ritagliare addosso ai giuristi la figura del formatore.
La speranza è anche quella di riconoscere valore a chi ha maturato notevole esperienza sul campo non privilegiando esclusivamente i titoli di studio.
Dalle anticipazioni parrebbe di capire, quindi, che su un tot di ore di formazione dovrebbe comunque essere svolta in aula.
Dalle anticipazioni trapelate sui mezzi d'informazione sembrerebbe che il decreto avrà un'impostazione snella e con poche indicazioni volte a disciplinare senza limitare burocratizzare.
Il tutto è costellato da una serie di “parrebbe, dovrebbe, sembrerebbe…”; colpa dei tempi della burocrazia. Le anticipazioni giornalistiche hanno fatto apparire come prossimo un atto sui cui tempi di approvazione, ad oggi, non è dato sapere nulla.
Certo è che essendo un regolamento ministeriale sarà necessario il parere del Consiglio di Stato.
Insomma a meno che tutto ciò non sia già avvenuto passando inosservato, i tempi si profilano lunghi.
Nel frattempo tutti aspettano ed in molto incontrano il sottosegretario Ferri auspicando norme più o meno stringenti. (Importanti precisioni sull'attività di formazione degli amministratori)
Noi siamo convinti che le esperienze di altri settori debbano far da tesoro per l'emanando decreto: si privilegi l'alta qualità della formazione al business dei formatori. Si evitino restrizioni inutili e si dettino norme che fungano da volano per l'innalzamento delle competenza.
Formazione di alta qualità vuol dire prima di tutto garanzia per gli utenti e i consumatori.
Un amministratore professionista che vuole aggiornarsi deve poterlo fare nel modo migliore per sé stesso ed a quel punto l'aggiornamento non sarà più vissuto nemmeno come un obbligo di legge (come già lo vivono molti avvocati, commercialisti, ingegneri, architetti, ecc. ecc. ecc.), ma come una reale necessità per restare competitivo sul mercato.
Si garantisca la pluralità di metodi formativi. L'amministratore che dovrà aggiornarsi e potrà farlo solo in un modo probabilmente lo farà controvoglia seguendo corsi che fanno da sfondo alle sue navigazioni internet da smartphone e tablet.
Ci ripetiamo, l'esperienza della formazione per altre categorie di professionisti deve aver insegnato qualcosa.
Ci auspichiamo che questa rappresenti il bagaglio cui il ministero attingerà nella redazione del decreto.