A seguito della presentazione della Mappa dei rischi dei Comuni italiani, che delinea i potenziali pericoli per la sicurezza delle aree e degli edifici, nonché per l'incolumità dei cittadini, spunta l'ipotesi di un fascicolo del fabbricato che possa ricostruire la storia di ogni singolo edificio; la sua redazione sarà il frutto del lavoro congiunto di vari enti.
Lo scorso 18 febbraio è stata presentata la nuova Mappa dei rischi dei Comuni Italiani redatta dall'Istat e Casa Italia - Dipartimento della Presidenza del Consiglio, che ha esposto un quadro informativo integrato sui rischi naturali del nostro territorio aggiornato al 30 giugno 2018.
Tali informazioni (rivenienti da vari enti quali Istat, INGV, ISPRA, Ministero per i beni e le attività culturali) consentono, attraverso una serie di variabili e di indicatori specifici, di avere una visione d'insieme dei rischi di origine sismica, vulcanica, idrogeologica riferiti ai singoli Comuni (oltre ad altre informazioni di carattere demografico, abitativo, territoriale e geografico). Nello specifico:
- rischio sismico: valuta lo scuotimento del terreno atteso in una certa area in un certo periodo di tempo a causa di terremoti naturali; questa valutazione si basa sulla definizione di tutte le possibili sorgenti sismogenetiche, sulla frequenza dell'accadimento sismico, sui valori di magnitudo (in rapporto agli eventi già verificatesi e ai dati geologici e geodetici) e sulla modellazione probabilistica degli scuotimenti che potrebbero prodursi nell'area;
- rischio idrogeologico: si fa riferimento al Rapporto 2018 sul dissesto idrogeologico in Italia, che specifica le pericolosità relative a frane e alluvioni sul territorio nazionale e gli indicatori di rischio relativi a popolazione, famiglie, edifici, imprese e beni culturali;
- rischio vulcanico: valuta il rischio attraverso il monitoraggio dei vulcani attivi.
Obiettivo primario della Mappa dei rischi è certamente quello di identificare, a seguito dei potenziali pericoli per la sicurezza dei cittadini, le priorità di intervento e le misure necessarie da adottare in forma preventiva, ma non solo.
Infatti, partendo dalla valutazione dei rischi e dalla vulnerabilità delle aree, è emersa la necessità di valutare anche la storia di ogni singolo edificio.
Non ci si può limitare a classificare e valutare l'area su cui insiste un immobile, ma bisogna approfondire anche lo stato conservativo dell'edificio e ricostruire tutti gli eventuali interventi a cui è stato sottoposto nel corso degli anni.
Si torna a parlare, dunque, del Fascicolo Fabbricato, una sorta di carta d'identità dell'immobile che raccoglie tutte le informazioni riguardanti la struttura, gli eventuali interventi di ristrutturazione, di adeguamento impiantistico, sismico, energetico. L'idea è convogliare tutti questi dati, in possesso di enti diversi, in un'unica Banca Dati in grado di fornire in maniera univoca un quadro complessivo dell'edificio e delle sue criticità cosicchè da promuovere interventi preventivi e/o risolutivi.
Tuttavia, a differenza delle ipotesi di Fascicolo Fabbricato circolate negli anni precedenti, che proponevano l'obbligatorietà della redazione del documento da parte dei proprietari, a proprie spese, affidandosi a professionisti e tecnici abilitati, l'attuale proposta vedrebbe il coinvolgimento di tutti gli enti interessati (Comune, Catasto, Genio Civile, ecc.) che, attraverso un lavoro congiunto e lo scambio dei dati, produrrebbero il nuovo Fascicolo.
La proposta ha trovato il parere favorevole di diversi sindaci che auspicano un risultato simile a quello ottenuto nella redazione della Mappa dei rischi dei Comuni (che ha visto il coordinamento di vari enti), anche per il patrimonio edilizio esistente.
Ricordiamo che nel maggio 2017 era stato presentato un DDL alla Camera in base al quale le Regioni avrebbero dovuto adottare (entro il 31.12.2017) misure atte a rendere obbligatorio il fascicolo fabbricato per tutte le proprietà private (comprese le pertinenze e qualsiasi sia la destinazione funzionale).
In tal senso, il proprietario era responsabile della predisposizione e dell'aggiornamento del fascicolo fabbricato che andava redatto per ogni edificio, in collaborazione con un professionista abilitato, al fine di ricostruire il patrimonio "genetico" dello stesso (il proprietario avrebbe goduto di una detrazione fiscale del 50% per le spese debitamente documentate e sostenute entro il 31.12.2018).
Il fascicolo avrebbe fornito un quadro dettagliato e aggiornato sullo stato dell'immobile, la sua storia e le fasi di trasformazione, gli interventi eseguiti e le eventuali criticità di natura strutturale, ambientale, energetica e impiantistica che avrebbero potuto richiedere interventi manutentivi o di ristrutturazione più profonda.
Tuttavia, l'obbligatorietà di un Fascicolo Fabbricato non è mai entrata in vigore, pur se auspicato da vari enti e associazioni di categoria; si è parlato anche di Fascicolo Fabbricato Digitale che, attraverso la digitalizzazione dei dati, avrebbe fornito una serie di informazioni dettagliate sul comparto edilizio e infrastrutturale esistente, sia pubblico che privato, dando poi l'opportunità di attuare politiche e azioni di prevenzione e di riqualificazione, ma ad oggi non vi è ancora nulla di concreto.