Già in un precedente articolo si era parlato dell'avvio di uno studio da parte di RSE, Ricerca del settore energetico Spa, società di ricerca del settore energetico del gruppo GSE, relativamente a casi sperimentali di autoconsumo collettivo in condominio. Il termine per le candidature da parte dei condomìni interessati posta inizialmente al 31 gennaio 2020 è stata prorogata al 14 febbraio 2020.
Ma quali vantaggi avrebbe un condominio nel realizzare uno schema di autoconsumo collettivo? La risposta è stata fornita dallo stesso RSE nel documento di FAQ pubblicato lo scorso 10 gennaio: i vantaggi consistono in una fornitura di energia ai soggetti partecipanti a prezzi più convenienti rispetto all'acquisto di energia dalla rete.
Attualmente questi schemi non sono ammessi dalla normativa vigente ma, in quanto previsti dalle nuove direttive europee sulla promozione delle fonti rinnovabili e sul mercato interno dell'energia elettrica, ci si aspetta che a breve vengano abilitati da apposite norme di legge / provvedimenti regolatori, il che consentirà anche di quantificare più precisamente i relativi benefici economici.
La sperimentazione ha dunque un senso nel caso in cui un condominio sia già indirizzato ad attivare forme di produzione di energia elettrica internamente al condominio (ad esempio attraverso un impianto fotovoltaico) o che già ne sia dotato: il significato della risposta di RSE va a letto nel senso che se attualmente l'energia elettrica prodotta da un simile impianto non può che essere destinata ai consumi delle sole parti comuni, in futuro la normativa consentirà di utilizzare tale energia anche in maniera condivisa dai singoli condomini. La sperimentazione serve dunque a prepararsi al futuro.
Interessante anche considerare la questione dei costi da sostenere: quali costi dovrà accollarsi il condominio? Anche qui RSE risponde nel senso che oltre all'investimento nell'impianto di generazione, occorrerà installare dispositivi in grado di acquisire (auspicabilmente direttamente dai meter 2G) e memorizzare i consumi al quarto d'ora delle diverse utenze, al fine di poter attribuire a ciascuna di esse la quota di energia autoconsumata contestualmente alla produzione da parte dell'impianto di generazione.
Tali costi non dovrebbero essere particolarmente gravosi e paragonabili a quelli relativi all'acquisizione delle misure necessarie a ripartire i costi di un riscaldamento centralizzato.
Si ricorda che per fare richiesta serve prevedere che Il numero di utenze private coinvolte nel progetto pilota sia pari o superiore a dieci e che il soggetto proponente deve produrre una lettera di supporto alla realizzazione del progetto pilota da parte dell'amministratore di condominio e dei consiglieri o un verbale dell'assemblea di condominio che esprima una posizione favorevole all'avvio del progetto.