Nel condominio in cui vivo il cancello dell'autorimessa è costantemente aperto: se la sera non mi adopero per chiuderlo nessuno se ne interessa.
Potete immaginare che il mio riferimento è alla sicurezza. Che cosa posso fare?
Nel palazzo in cui sono proprietario di un'abitazione, i cancelli d'ingresso sono aperti per troppe ore al giorno.
La sera si chiudono automaticamente alle 21.00, ma è troppo tardi, vista anche la strada dove abitiamo, con il rischio che s'introduca qualche male intenzionato.
Come posso agire in assemblea per migliorare la situazione?
Queste sono due delle varie domande che ci sono giunte in merito alla problematica dei cancelli comuni.
Non è mancato chi ha lamentato, al contrario, il fatto che gli stessi cancelli fossero sempre chiusi e che per la sua attività professionale (studio medico) ciò rappresentava un problema.
Ragionando a contrario rispetto alle soluzioni che forniremo per i nostri lettori esasperati dall'eccesso di apertura, si potrà arrivare alla soluzione anche per questa ultima ipotesi.
Partiamo dal primo caso che è di più complicata soluzione: in assenza di sistemi di automazione, infatti, il condomino può sicuramente sollecitare l'amministratore a porre all'ordine del giorno una discussione sull'argomento.
Ricordiamo che come affermato dalla giurisprudenza
“l'apposizione del cancello a chiusura del cortile condominiale non va ad incidere sulla consistenza materiale del bene comune, che può continuare ad essere utilizzato da tutti i condomini, compresa l'attrice, per la medesima finalità per la quale era utilizzato precedentemente, ovvero spazio comune riservato esclusivamente ai condomini; del resto l'apposizione di un cancello con tutta evidenza non incide sulla essenza del cortile e sulla sua destinazione, ma esclusivamente sulla modalità di accesso e pertanto di utilizzo” (Così Trib. Teramo 15 aprile 2015 n. 547, in senso conf. si vedano anche Cass. n. 9999 del 1992 e Cass. n. 875 del 1999)” (Cass. 23 febbraio 2015 n. 3509).
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Questo ragionamento porta a concludere che anche la semplice automazione del cancello non è opera innovativa, ai sensi dell'art. 1120 c.c.
Il problema, laddove il cancello non sia già dotato di sistema di automazione, è che se l'assemblea non delibera nulla sull'argomento o se addirittura bocca la proposta appare difficile rispettivamente, domandare l'adozione di quella decisione in sede giudiziale (art. 1105, quarto comma, c.c.), oppure poter ribaltare quella decisione in sede giudiziale con un'impugnazione della delibera.
Allo stesso modo sarebbe impossibile addivenire ad una deliberazione che imponesse ai condòmini di andare a chiudere a turno il cancello, dato che le decisioni assembleari non possono imporre questo genere di prestazione personale.
Insomma nel primo dei due casi altro non può farsi che sensibilizzare i vicini, visto che la legge non può essere di grande aiuto.
Leggermente diversa è la situazione nella seconda ipotesi.
In tal caso esistendo l'automazione, il condomino potrà certamente chiedere una diversa disciplina degli orari di apertura e chiusura: tale modificazione può essere apportata anche d'ufficio dall'amministratore, purché gli orari di apertura e chiusura automatizzati non siano stati decisi dall'assemblea.
In tale ultima ipotesi, infatti, la modifica deve necessariamente passare da una deliberazione assembleare.
Da queste considerazioni, come si diceva, è possibile trarre, ragionando al contrario, una risposta per il caso del cancello troppo spesso chiuso a discapito delle attività commerciali/professionali presenti nel condominio.
Laddove non v'è automazione, si può domandare agli altri condòmini di evitare la chiusura negli orari desiderati e qualora, invece, l'automazione sia presente, chiedere all'amministratore di programmare aperture e chiusure automatiche tenendo conto delle esigenze dell'attività lavorativa.
- Portone sempre aperto, degrado e lavori di manutenzione mai avviati. Si possono chiedere i danni all'amministratore?
- Installazione del cancello automatico e turbativa di possesso.