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Riparte il dibattito sull'assicurazione anti-calamità per gli edifici privati

Potrebbe diventare obbligatoria l'assicurazione anti-calamità per gli edifici privati.
Ivan Meo 

Una situazione drammatica

Stando alle stime pubblicate dall'Enea il 70% degli edifici italiani non è in regola con le norme antisismiche. Circa 700 comuni sono a rischio sismico elevato e più di 2.300 sono a rischio medio.

Il terremoto, che ha sconvolto l'Emilia Romagna nel 2012, ha determinato un aumento dell'offerta di polizze anti-calamità naturale da parte delle società del specializzate nel settore ed ha riaperto il dibattito sull'assicurazione anti-calamità per le case italiane che ad oggi è solo sospeso visto anche la carenza di indicazioni normative.

Per capire la gravità della situazione in cui la nostra nazione versa, bisogna avere coscienza di quale siano le dimensioni del problema:

  • oltre il 45% del territorio italiano è a rischio sismico di cui il 70% solo al Sud;
  • oltre 200 terremoti distruttivi (superiori all'VIII MCS) a partire dall'anno 1000 ad oggi;
  • oltre 120.000 vittime nell'ultimo secolo;
  • oltre 120.000 miliardi di danni negli ultimi 20 anni;
  • oltre il 65% degli edifici è insicuro.

La c.d. polizza catastrofe già esistenti

Oltre alla copertura dei danni "tipici", alcuni contratti possono contemplare della garanzie assicurative particolari quali allagamenti, smottamenti, catastrofi ed eventi sismici.

È più unico che raro che la polizza incendio delle abitazioni civili copra anche i danni da alluvione o catastrofi).

Una simile aggiunta va sempre contrattata con la compagnia ed è presente in genere solo per gli impianti industriali (ma anche per le abitazioni adiacenti una fabbrica o un magazzino). Quando è concessa alle residenze, il prezzo può essere assai elevato.

Sotto l'aspetto strettamente codicistico vi sono alcune ipotesi in cui la copertura assicurativa è esclusa in via generale anche in mancanza di una espressa clausola di polizza e salvo patto contrario.

Esse sono:

  • l'ipotesi di sinistro causato da vizio della cosa (art. 1907 cod. civ.);
  • l'ipotesi di sinistro causato da eventi catastrofici (movimenti tellurici, guerre, insurrezioni e tumulti popolari) (art. 1912 cod. civ.).

Nell'ipotesi di vizio intrinseco della cosa, che non sia stato denunciato dall'assicuratore, l'art. 1907 cod. civ. dispone che se lo stesso è stato causa del sinistro l'assicuratore è liberato, mentre se vi è stato solo un aggravamento del danno l'indennità deve essere ridotta, nel senso che l'assicuratore risponde nei limiti in cui il danno sarebbe stato a suo carico se il vizio non fosse esistito.

Gli eventi catastrofici dalla norma in esame sono i movimenti tellurici (terremoti, maremoti e simili), la guerra, le insurrezioni e i tumulti popolari. Per l'art. 1912 cod. civ. i danni devono essere stati "determinati" dall'evento catastrofico sicché la presenza di una situazione anormale non può essere ritenuta sufficiente per la liberazione dell'assicuratore, ma è altresì necessario che essa abbia effettivamente concorso alla produzione del danno, e cioè che secondo i dati della comune esperienza abbia avuto una influenza determinante sul verificarsi del sinistro.

Resta però sempre salva la possibilità di una diversa convenzione e perciò gli assicuratori come possono assumere questi rischi così possono ampliare la portata della norma in esame ed escludere dalla copertura assicurativa anche i sinistri verificatesi in occasione di atti di guerra o di tumulti popolari.

Un primo tentativo

Lo scorso luglio fu presentato un emendamento che soppresse l'estensione automatica delle polizze "contro qualsiasi danno" anche alle calamità naturali. L'indicazione era inizialmente contenuta nella riforma della Protezione civile (decreto 59/2012) ma, causa testo legislativo non chiaro, ed alla carenza di fondi per rimborsare i danni agli immobili derivanti da sismi e alluvioni, si decise temporaneamente di dar seguito a questo nuova iniziativa.

Un nuovo problema da proporre al nuovo Esecutivo

Le vie percorribili a questo punto potrebbero essere due:

  • Presentare una nuova proposta fondata su un contributo minimo garantito dallo Stato per riparare i danni agli immobili. Oltre tale importo, i costi di ricostruzione andrebbero coperti attraverso i rimborsi di assicurazioni private.

    A tal proposito anche l'Enea si è schierata in favore dell'assicurazione obbligatoria sugli immobili contro le calamità naturali, in quanto ha stimato che il premio assicurativo per singola unità immobiliare potrebbe oscillare tra i 100 e i 200 euro, a seconda della pericolosità sismica della zona di riferimento.

    Una parte dei soldi raccolti potrebbe essere utilizzata per riparare i danni causati dai terremoti già avvenuti.

  • Una seconda ipotesi è quella di programmare una serie di sgravi fiscali fortemente incentivanti per migliorare la sicurezza degli edifici a rischio sismico, che si dovrebbero coordinare agli sgravi fiscali già esistenti per le ristrutturazioni.

    Il sistema degli sgravi incentiverebbe sicuramente la richiesta di tali interventi, mettendo in moto anche il settore e il meccanismo da utilizzare potrebbe essere impostato sulla falsariga di quella già impiegata per la riqualificazione energetica degli edifici.

    La previsione di un pacchetto di detrazioni fiscali, per rendere più sicura una propria abitazione con interventi di prevenzione sismica, sarebbe sicuramente una via auspicabile salvo la possibilità di incontrare una reale volontà da parte degli organi istituzionali affinché tali strumenti vengano realizzati concretamente.

Importanti novità per lo sgravio sulle opere antisismiche

Una proposta tecnica per la messa in sicurezza degli immobili

Dal punto di vista prettamente tecnico, la prevenzione dal rischio sisma è possibile: in un territorio che presenta vaste aree di pericolosità, mettere in sicurezza gli edifici pubblici (scuole, ospedali, carceri, prefetture) e il ricco patrimonio storico-culturale (musei, palazzi storici, chiese affrescate, monumenti) è una priorità, nonché un obbligo per un paese che troppo spesso deve fare i conti con i danni causati dalle catastrofi naturali (non solo terremoti, ma anche alluvioni, allagamenti, frane, ecc.).

Per esempio attraverso l'impiego di sofisticate tecnologie, è possibile sollevare dal suolo gli edifici fino a 60 cm e consentire la posa di materiali di gomma e acciaio sotto le fondamenta, garantendo così alla struttura maggiore elasticità che consentirebbe di assecondare il movimento tellurico e quindi non crollare.

L'intervento, che non comporta cedimenti statici, vede l'impiego di martinetti ad olio ad alta pressione che possono sollevare 130 tonnellate ciascuno; l'operazione viene effettuata con grandissima cura: 1 centimetro l'ora.

Nuova classificazione del rischio sismico per gli immobili.

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