Sono ultimamente tornato a rappresentare, almeno temporaneamente, una categoria, quella degli amministratori Condominiali, posta in estrema difficoltà nella quotidiana gestione degli edifici amministrati dai vari Dpcm emessi dal Governo durante la triste crisi sanitaria legata al Covid-19.
I vari codici ATECO scelti, comprensibilmente in fretta ma altresì in modo non totalmente ponderato, hanno fatto sì di non poter spesso fruire dei "soliti" artigiani nei vari edifici, rischiando di innescare inefficienze negli edifici, intollerabili in considerazione del fatto che oltre 42 milioni di Cittadini, giustamente costretti "a casa", risiedono in Condominio e non si sarebbero certamente potuti lasciare senza servizi.
Abituati a dover da sempre gestire difficoltà ce la siamo cavata bene anche questa volta, pur non certamente agevolati dai Decreti Governativi ed indubbiamente grazie al senso del dovere dimostrato da diversi artigiani, che nella necessità hanno anche rischiato magari del proprio pur di eseguire le manutenzioni necessarie; così come la gran parte dei Cittadini Condòmini, spesso ben informati, si sono dimostrati fortunatamente molto pazienti nell'attendere la risoluzione degli eventuali problemi.
In certi casi abbiamo anche avuto la fortuna di agire in Regioni più illuminate, quali il Piemonte, o alla presenza di Sindaci iper-attivi e volutamente informati, quale quello di Novara che va indubbiamente elogiato essendosi speso, fra le tante altre cose, nel segnalare a Questura e Prefettura l'esigenza che gli amministratori di condominio dovessero essere messi in grado di poter lavorare appieno, "a tutela dell'efficienza del patrimonio immobiliare gestito"; ma sono stati casi rari, nella gran parte le difficoltà sono risultate ben più consistenti.
Nel frattempo le segnalazioni giunte al Governo da più parti, dalle Associazioni di categoria, ma anche della Proprietà, quale la Confabitare da me rappresentata, e dei Consumatori, tendenti ad avvisare delle possibili problematiche innescate da codici ATECO carenti nel campo condominiale, hanno solo ottenuto che ci "ricordassero" che noi potevamo lavorare in smart-working, che cosa fare nel caso "volasse via un tetto con il vento", con i muratori sulla carta non interpellabili, non ci è stato invece comunicato.
Durante tale fase c'è stato chi di noi rivendicava, come me, maggiore capacità operativa in considerazione del fatto che comunque la maggioranza degli Italiani si trovava (trova) costretto in casa, all'interno di quei contenitori condominiali che devono quindi risultare per forza di cose efficienti, così da garantire almeno il maggior confort possibile e chi invece ha teso a sminuire la sua stessa figura, sostenendo che poco contiamo e che importanti erano ben altri (indubbiamente lo sono gli operatori sanitari, le forse dell'ordine, come ho già sostenuto in altri articoli, ma anche il cercare di far star bene dei "prigionieri senza colpe" indubbiamente qualcosa può contare).
Ora sembra invece che si siano ricordati della nostra esistenza e che nella Fase 2 vogliano munirci addirittura "di straordinarie funzioni" almeno a leggere le parole dell'Onorevole Michela Rostan e Presidente dell'Osservatorio Nazionale sui Condomini, Nicola Ricci; pare ci considerino addirittura di "importanza strategica" per la futura nuova "Fase"; quindi, secondo i più scettici di noi, si profilano nuove "responsabilità" ed "incombenze" inutili.
Probabilmente la verità sta, come sempre, nel mezzo; certamente non siamo mai stati indispensabili come altri, ma indubbiamente non potevamo neppure considerarci quasi superflui, anche il solo senso civico professionale ci avrebbe dovuto portare a pensare di dover fornire ai nostri Clienti almeno un minimo di informazione, renderci da subito conto che le parti comuni da noi amministrate per loro natura costituiscono un luogo di assembramento e quindi sono considerati a rischio dal punto di vista della possibile diffusione del contagio; in esse risulterebbe quindi più che idoneo l'utilizzo di particolari precauzioni (elencate anche nel PDF qui allegato), nonché l'impiego dei dispositivi di protezione individuali, mentre quante volte abbiamo visto persone utilizzare correttamente la mascherina sul marciapiede deserto, ma abbassarla appena prima di accedere al portone condominiale? Rischiando così di starnutire sulla pulsantiera citofonica, sul passamano delle scale o in ascensore.
Quante volte abbiamo visto persone uscire superprotette per recarsi al supermercato, ma scendere in cortile per gettare i rifiuti assolutamente prive di qualsiasi protezione per sé o per i terzi? poggiando però le mani sul solito passamano, il dito sui pulsanti delle luci scale e su quelli dell'ascensore.
Rendiamoci conto che gestiamo le parti comuni e che in questa situazione di emergenza, seppur le nostre responsabilità non possano essere quelle ipotizzate da alcuni (addirittura a rischio penale di fronte all'acclarata presenza nell'edificio di un malato di Covid-19 senza mettere in pratica le idonee azioni a protezioni degli altri Residenti (ndr: ad esempio il Dott.
Giulio Benedetti, magistrato presso la Corte di Appello di Milano, in una famosa intervista di inizio Aprile); acclarata come non si sa, fra l'altro, considerando che chi è risultato ammalato l'ha spesso negato, quasi vergognandosi, anche ad esplicita richiesta ed evidenza, e che, a tutela della Privacy, nessun ente pubblico, sanitario o meno, ha inteso utilizzare la famosa "targa condominiale", nata per le situazioni di emergenza (ma scordata), per informare almeno l'amministrazione del rischio, pur mantenendo anonima la persona contagiata), dobbiamo almeno, per dovere Civico e professionale, sentirci spinti a cercare di "aiutare" i nostri Clienti, iniziando dall'informarli sui rischi presenti nella stesse parti comuni, per contribuire ad arginare in maniera significativa la diffusione del contagio nei Condominii, che, seppur "stranamente" non tanto pubblicizzato il fatto dai vari organi di informazione, sono stati identificati da diversi enti sanitari quali appunto, per loro natura, "luoghi ad alto rischio contagio"; non però indubbiamente "chiudibili" come avvenuto per Bar, Ristoranti ed altre attività commerciali
Cerchiamo quindi di contribuire a concludere al meglio la Fase 1 che stiamo vivendo assieme ai nostri Clienti (i consigli sull'utilizzo delle parti comuni con accortezza male non faranno neppure nei prossimi mesi) e prepariamoci a vivere la Fase 2, come ci sarà eventualmente imposto, con coscienza e senso civico, senza lamentarci e sperando che ci "chiedano" collaborazione, ma senza imputarci altrimenti pene "eccessive" e compiti fuori dalla nostra portata; prepariamoci anche a chiedere al Governo di voler considerare che così andando avanti, considerando che le Assemblee non le potremo probabilmente tenere ancora per un bel po', dovrà essere in un qualche modo rivista la scadenza di 180 giorni dalla data di chiusura della gestione quale limite per tenere le Assemblee; si dovranno potersi tenere le stesse in modo "diverso" da quello tradizionale (ci dicano loro come) e si dovrà pensare di prorogare anche al prossimo anno la possibile detrazione del 90% per le facciate.
Buone Norme nelle parti comuni