È tempo di assemblee, quale periodo migliore per mettere a nudo le nostre fragilità? Basta parlare di quorum, sentenze, codicilli e interpretazioni. Parliamo di noi, dei nostri stati d'animo. Di quelli che ti attanagliano quando l'assemblea va male. Perché le assemblee vanno anche male. Nonostante la preparazione, nonostante le tecniche di comunicazione, nonostante l'esperienza.
Chiudi la saletta condominiale, deponi le armi, dismetti quel che resta della corazza e resti finalmente con te stesso. Una stanchezza infinita ti assale, l'emotività ha ormai preso il sopravvento e vuoi solo fuggire da tanta mediocrità, da tanta meschinità, da tanto grigio.
Sali in auto come un automa e guidi nella notte silenziosa. Vorresti fare mille chilometri, o forse no; vorresti tornare a casa, o forse no; vorresti parlare con un amico, o forse no. Sei stanco.
Azioni il tergicristallo perché il vetro è appannato ma non è il vetro, sono i tuoi occhi.
Ci mancava solo questo! Vorresti urlare tutta la tua rabbia, ma la voce è silenziosa; vorresti arginare la tua tristezza, ma ti ostini a naufragarci dentro.
I pensieri ormai confusi si rincorrono inutilmente e gli interrogativi prendono il sopravvento.
Non trovi neanche una microscopica motivazione che giustifichi tutto questo stress, questo stare male, questo profondo senso di ingiustizia. Tutto questo per chi? Per cosa?
Ma le emozioni non sono permesse e le regole vanno rispettate: "Chi rompe paga e i cocci sono i suoi" Iniziamo da cosa si rompe. A venir meno è la fiducia.
Una semplice parola che racchiude un universo di significati e, soprattutto di conseguenze. A spezzare la fiducia possono essere o i condòmini o l'amministratore.
Il primo caso si verifica quando si è stanchi dell'immobilismo dell'amministratore: bilanci ogni due anni, nessuna delibera attuata, irreperibilità dell'amministratore, nessuna azione contro la morosità.
Quando viene meno la fiducia per questi motivi, il prezzo da pagare è la revoca del mandato. Assolutamente doveroso.
Il prezzo è alto anche per il condominio che paga oltre il dovuto l'immobilismo nel sostituire l'amministratore, la poca partecipazione in assemblea e, soprattutto, la scelta di selezionare sempre e comunque l'amministratore che costa meno.
Ma quando un'assemblea va male? Quando la fiducia s'incrina ma non si spezza, quando la diffidenza, il dubbio e il sospetto soppiantano la buona fede, quando il protagonismo di alcuni prevale sul silenzio di molti, quando si verbalizzano mostruosità ingestibili, quando si rimanda tutto a domani.
La demotivazione professionale è la prima conseguenza di un'assemblea con esito negativo. A causare danni non è la fine del rapporto ma il logorio dello stesso. Un amministratore che si sente sfiduciato lavora male, anzi malissimo. Si autocensura in un mobbing volontario creando un effetto domino di inefficienza gestionale lento ma continuo.
L'Amministratore, vuoi per alibi, vuoi per aver esaurito sia calma che pazienza e stanco di non essere apprezzato, volontariamente o involontariamente, inizia a trascurare il condominio.
All'inizio vengono meno solo gli aspetti qualitativi della professione, quegli aspetti cioè che apprezzi solo quando non ci sono più quali ad esempio incontri periodici in condominio, interventi immediati di manutenzione, avvisi tempestivi di malfunzionamento, ecc.
Purtroppo, non di rado, vengono meno anche gli aspetti quantitativi della professione quali numero e cura nelle registrazioni, adempimenti contabili e adeguamenti normativi che possono provocare danni che, a ripararli, occorrono anni.
Per concludere dunque, il significato della regola è chiaro: quando si lasciano le redini dell'assemblea ai "pochi ma mediocri", quando si crea un clima di ostilità, quando il silenzio urla per il profondo rumore, quando si insinua il dubbio, si "rompe" la fiducia.
Il "prezzo" da pagare è una profonda demotivazione e i "cocci" da portare a casa sono un ammutinamento della professionalità e, nei casi più gravi, una disonestà manifesta sempre e comunque da censurare.
È come sbattere la porta. La collera, la rabbia e la tristezza fanno eco con la tua fragilità.