
Prof. Giuseppe Bica
Presidente nazionale ANAMMI
Un ordine professionale per gli amministratori di condominio? Per Giuseppe Bica, presidente dell'ANAMMI, l'Associazione Nazional-europea AMMinistratori d'Immobili, è una pessima proposta.
In questi giorni ha fatto molto parlare l'idea di creare un ordine per i professionisti del condominio. Lei si è detto fermamente contrario, ed ha annunciato che avrebbe combattuto questa ipotesi con ogni mezzo. Come mai tanta ostilità?
Mi oppongo a questa proposta sulla base della mia esperienza. Sono iscritto ad un collegio professionale da cinquant'anni e, come ben sanno tutti i professionisti aderenti ad un albo, per legge queste strutture regolano l'accesso alla professione.
Il che significa che consentono l'ingresso in un club ristretto, quello dei professionisti ordinistici, ma non possono intervenire su tutta una serie di materie essenziali per la loro attività, che invece le associazioni gestiscono direttamente e in maniera efficace, come le consulenze specialistiche, l'aggiornamento professionale ed il rapporto con gli utenti finali.
A stabilirlo è la Legge n.4 del 2013 sui "senz'albo", che in realtà ha fotografato quanto già avveniva nella realtà.
Alla fine, una volta ottenuto l'accesso alla professione, si paga la tassa dovuta all'ordine di appartenenza, e tutto finisce lì. Quindi, cosa fa pensare che con un albo degli amministratori le cose andrebbero diversamente? Proprio nulla.
La verità è che l'istituzione dell'ordine significherebbe essere obbligati ad iscriversi all'albo, perché diversamente non si potrebbe esercitare la professione. Alla fine, tutto si risolverebbe nell'ennesimo aggravio di costi, che sicuramente si scaricherebbe sui condòmini.
Inoltre, il controllo dei requisiti professionali di legge e la formazione, di base e specialistica, associazioni come l'ANAMMI lo hanno sempre effettuato e qualcuno farebbe bene a ricordare che abbiamo lottato per anni perché lo si imponesse per legge.
Per giunta, gli amministratori di condominio possono contare su un'impalcatura normativa molto seria e stringente, grazie ad un'apposita riforma (L. 220 del 2012), e al DM 140 del 2014.
Insomma, l'attuale impianto legislativo degli amministratori condominiali sarebbe addirittura più completo rispetto ad un albo?
Sì, perché l'albo, è bene ribadirlo, si limita all'accesso alla professione e a dettare norme deontologiche che, peraltro, oggi anche le professioni non ordinistiche sono obbligate a rispettare. Tra l'altro, abbiamo alcune armi in più rispetto all'albo.
Ad esempio, lo sportello del consumatore, introdotto dalla legge n.4, consente alle associazioni di prendere visione delle segnalazioni del singolo su eventuali violazioni o criticità.
Ovviamente vanno tutte verificate, ma questo ci permette di intervenire direttamente sul professionista, spesso facendo opera di mediazione.
Sulle consulenze specialistiche, che sono fondamentali per sostenere l'attività del professionista, per forza di cose possiamo essere più incisivi rispetto ad un albo. Cerchiamo infatti di mettere in contatto l'amministratore con altri professionisti in modo da aiutarlo a risolvere i problemi di tutti i giorni, che spaziano dalla lite tra condòmini al problema di decoro urbano.
Sulla vigilanza che riguarda gli abusivi forse l'albo potrebbe fare meglio?
Anche su questo punto ormai la situazione è identica: sulle segnalazioni degli iscritti possiamo agire anche noi. Né albo né associazione, per evidenti ragioni, hanno compiti di polizia o di ispettorato. Non siamo sceriffi. Su questo aspetto, sono chiamate ad intervenire le autorità competenti.
Sull'obbligo di aggiornamento periodico, ad esempio, abbiamo richiamato l'attenzione più volte sui "furbetti dell'attestato", che svolgono corsi-truffa e fanno concorrenza ai professionisti veri, che si comportano correttamente. Risultato: zero. L'albo, anche qui, non può fare più di noi.
Oggi, come prescritto dalla riforma del 2012, anche soltanto per accedere ad un corso base dell'ANAMMI l'amministratore deve avere un diploma di scuola superiore, con fedina penale nulla. Se non è selezione questa…
In conclusione, l'albo sarebbe un'idea anti-storica, superata dai fatti e dalle leggi già in vigore.
Non siamo soltanto noi a dirlo, ma l'Antitrust. L'Autorità Garante della Concorrenza del Mercato con il Provvedimento 2550/1994 ha del tutto escluso la possibilità, per le associazioni del condominio, di adottare o anche soltanto consigliare tariffari minimi per i propri iscritti, sottolineando la "presenza di professionisti esercenti continuativamente ed esclusivamente tale attività".
E con la sentenza 355 del 2005, la Corte Costituzionale ha bocciato la proposta di un registro regionale degli amministratori di condominio, affermando che tale professione non può essere in alcun modo ricondotta all'ambito degli Ordini Professionali.
Nella Relazione Annuale dell'Antitrust, presentata al Senato della Repubblica il 12 luglio 2018, si definisce "non opportuna" la nascita di nuovi Ordini o Albi, per una chiara problematica di costi. Creare una struttura costosa come un albo in tempi di inflazione ci sembra davvero una pessima idea.
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https://www.anammi.it/